Un ritratto di Wendy Vera, la fondatrice della biblioteca comunitaria di Medellín

«Un bambino arrivò dalla stradina che porta alla montagna sopra Medellín, correndo. Si fermò davanti alla biblioteca, dove Wendy Vera stava lavorando: sua mamma piangeva, e non sapeva cosa fare. Wendy gli propose di portare la mamma lì. Le rispose che questo non era possibile, poteva però andare con lui fino alla baracca sulla montagna, per parlarle e per portarle un libro. A Medellín dicono che vivere nel quartiere di La Cruz è come vivere alla fine del mondo, ma le famiglie che vivono ancora più in alto, sulla montagna, sono davvero dimenticate da tutti. Imboccarono allora un sentiero ripido, sull’orlo di un precipizio. Entrati nella baracca Wendy vide la madre del bambino, che subito si coprì con un lenzuolo, per la vergogna: aveva il volto, le mani e una parte del corpo bruciati. Il suo compagno aveva provato a darle fuoco dopo una scenata di gelosia. Hanno pianto insieme, poi Wendy ha aperto il libro e ha cominciato a leggere un racconto.»

Pacho Escobar per il giornale Voragine (Colombia)

Wendy Vera è nata a Medellín, in Colombia, nel 1995. Sua mamma all’età di sei anni la accompagna per la prima volta nella biblioteca del quartiere di El Raiza, dove trova uno spazio per sé in cui imparare a leggere e scrivere. Ogni giorno, uscita da scuola, Wendy si rifugia in biblioteca, immergendosi nella lettura di libri, giocando e partecipando a laboratori, frequentando cineforum e corsi. Alla fine degli Anni Novanta, infatti, le biblioteche avevano cominciato a organizzare attività che potessero attrarre l’attenzione di molti giovani, proponendo così un luogo sicuro in città inospitali e disattente alle necessità di formazione dei ragazzi e delle ragazze. 

A quindici anni Wendy vince una borsa di studio per studiare psicologia all’Università di Eafit. Non è facile per lei e la sua famiglia sostenere tutte le spese e, a causa della morte improvvisa di un fratello, è costretta a scegliere un tirocinio retribuito distante però dall’ambito della psicologia sociale, che è ciò che le interessa davvero. 
Qualche mese dopo riceve la notizia che il comune cerca volontari e volontarie per lavorare nel quartiere di La Cruz. Dopo aver parlato con la sua amica Yezica Mazo, assidua frequentatrice della biblioteca di El Raizal, Wendy comincia a progettare il suo sogno di sempre: fondare una biblioteca nel suo quartiere. Ogni sabato insieme a Yezica salgono per la ripida e stretta strada che porta a La Cruz, con due valigie cariche di libri. A ogni angolo della strada li tirano fuori e invitano i bambini ad ascoltare le letture, dando in prestito anche dei volumi. 

Nasce così Sueños de papel, Sogni di carta. Inizia come una biblioteca itinerante, ma l’obiettivo è offrire uno spazio chiuso, raccolto, sicuro, che gli abitanti del quartiere possano considerare patrimonio culturale comune e condiviso. E allora, sfidando la sorte, le due affittano una casa e vi posizionano degli scaffali ricevuti in donazione. Spargono la voce, distribuiscono volantini, parlano con i genitori del quartiere. Il giorno dell’apertura si presentano trenta bambini e bambine, entusiasti di scoprire questo nuovo spazio. 
Gli scaffali cominciano a riempirsi di titoli, quasi tutti romanzi gialli, genere preferito dalle fondatrici. Con il tempo, grazie alle donazioni di conoscenti e dell’università di Eafit, arrivano altri libri, anche se i più difficili da recuperare restano quelli per i più piccoli, perché più costosi. 

Oggi la biblioteca è in un’altra casa, con tre diversi spazi. La sala per i bambini e le bambine, Lettere di carbone, prende il nome da un libro di Irene Vasco, che gestisce una biblioteca comunitaria. La sala per i ragazzi e le ragazze si chiama Cuore d’inchiostro, come il romanzo di Cornelia Funke. La sala per le donne si intitola Noi che ci vogliamo bene, dall’opera omonima della scrittrice cilena Marcela Serrano. Le attività della biblioteca si sono allargate, lo staff comprende altre collaboratrici che gestiscono laboratori contro la violenza sulle donne e propongono attività culturali sparse per le vie del quartiere, arrivando a coinvolgere più di duecento bambini e adolescenti.

Wendy Vera e Yesica Mazo, con le loro collaboratrici, sono tornate sulla montagna dove viveva il bambino che aveva chiesto a Wendy di portare un libro alla madre. Con l’aiuto di altre trenta organizzazioni della città hanno realizzato un evento di lettura anche lì. Hanno trasportato libri lungo il sentiero, adattato spazi per laboratori e invitato scrittori e scrittrici locali a parlare dei propri romanzi. Lì, tra le baracche dimenticate dal mondo.  

Marta Schiavone

© Credit immagini: link + link

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