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La filiera del pomodoro è spesso caratterizzata dal caporalato: una forma di sfruttamento ambientale e umano.
Nel corso del tempo le realtà etiche si sono moltiplicate nel territorio, sostituendosi ad alcune grandi aziende che hanno avvelenato sia i terreni sia i consumatori con fitofarmaci. In questo modo hanno tratto profitto dal lavoro malpagato e massacrante della manodopera proveniente dall’Africa sub-sahariana, trattata come se fosse merce. In passato per via di questo tipo di aziende, realtà come Diritti A Sud hanno trovato poco spazio e un terreno non ancora fertile. Conoscere quindi i progressi ottenuti nel tempo e come la situazione è diventata più dignitosa in Puglia – e a Nardò – è essenziale.


Diritti a Sud è nata nel 2014 a Nardò, in provincia di Lecce, dove centinaia di persone migranti sopravvivevano in condizioni che non rispecchiano la dignità umana, in un ghetto poi chiuso nel 2016.
«Vedevamo persone percorrere a piedi strade pericolose per raggiungere i terreni da lavorare nelle ore più calde, in nero, per pochi euro all’ora. In poche parole la negazione dei diritti dell’essere umano. Ci siamo sentiti in dovere di fare qualcosa, informare l’opinione pubblica, fare una denuncia! In fondo – in tutto questo – noi abbiamo trovato l’umanità.» ci racconta così Rosa Vaglio delle loro prime azioni: l’assistenza sindacale, le lezioni di italiano gratuite, la psicoterapia.
«Anche se non ne parlavano esplicitamente, era evidente che molti di loro avessero subito dei traumi, talvolta anche visibili». I pomeriggi d’estate trascorsi con queste persone a bere il tè caldo erano «una sensazione molto piacevole anche a 40 gradi! Siamo diventati amici.» È così che la storia termina di essere una divisione ‘noi/loro’ e inizia a essere una realtà comune e condivisa.


Diritti a Sud lotta per la rivendicazione del diritto al lavoro di giovani europei e africani. Persone migranti e non solo, come tante e tanti giovani laureati, sfruttati e impiegati per attività a cui non ambivano, trovano il loro spazio in Diritti A Sud. Si reinventano, imparano la complessità dell’attività agricola: «dimostriamo che è possibile lavorare rispettando i diritti! Abbiamo bisogno di contratti in regola, contributi e sicurezza.»
I frutti del loro lavoro sono acquistabili sia tramite i loro canali social (il sito web o Facebook), sia tramite la rete nazionale di FuoriMercato. Quest’ultima si trova al di fuori della grande distribuzione organizzata: una scelta politica che rifiuta i prezzi bassi imposti dal mercato, che non garantiscono il rispetto dei lavoratori.

È possibile acquistare la salsa di #Sfruttazero, progetto ideato da Solidaria, associazione di Bari, a cui Diritti A Sud si è unito nel 2015.
Della produzione fa parte anche La Comune, prodotta con i pomodori coltivati da Luna di Seclí e Karadrà di Aradeo – realtà salentine che condividono un’unica visione: lavorare insieme per lavorare meglio, sostenendosi l’un l’altro in un unico progetto di mutuo soccorso.
L’appello di Diritti a Sud è chiaro: garantire il diritto dei consumatori a conoscere i processi produttivi di ciò che acquistano, affinché la tavola non sia palcoscenico dello sfruttamento di altri esseri viventi.
Un ringraziamento speciale a Federico Amato e Giorgia Laneve.
Francesca Cesari
© Credit immagini: Courtesy Giorgia Laneve + link + link + link