C’è una fase della vita in cui si vede senza vedere, si scopre senza sapere, si capisce senza ragionare; si sperimentano forze interiori e forze esteriori potentissime, tra ansie, paure, avventure.
Poi scatta qualcosa.
A volte è impercettibile e graduale. Altre volte è improvviso e palese.
Cambiano le prospettive, si è più consapevoli e questa cosa normalmente fa paura. Una paura che può paralizzare o ubriacare.
Cambio gli anni, gli umori, gli stili.
Penso al Natale.
Penso al senso di andare in vacanza.
Penso ad uno sguardo amico in mezzo alla ‘nebbia’.
Cambia la scena, le luci, gli attori; cambia anche il senso di quello che dici.
– Ti capisco.
– Mi fido di te.
– Ti amo.
Ho pensato a un regalo da chiedere per Natale. L’idea me l’ha data un pezzo dei Telestar.
Ci sono parecchie cose, piccole e grandi, che inevitabilmente cambiano con il trascorrere del tempo. Sono regali che arriveranno lo stesso, non occorre concentrarmi su quelli.
C’è di meglio. C’è di più.
Cambia la forma di quello che vedi e intanto ritorni qui da me.
Sotto l’albero vorrei trovare coraggio. Non per cambiare. Non per rinascere.
Per imbarcarmi su un traghetto che certamente troverà burrasca.
Per guardare in faccia i rimpianti che non vuoi appendere, i ricordi che vuoi rimuovere.
È inutile nascondere tutto sotto al tappeto.
Non serve ricominciare o ripartire da zero. Non serve rinascere.
Bussano alla porta. Ogni giorno.
Vado ad aprire.
Stefano Cavassa
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