Davanti a un tè ci domandiamo perché scriviamo poesie. Dieci persone le leggono, in ogni caso. A tre non piacciono per partito preso. Tre provano un vago struggimento ma devono pensare ai rubinetti che perdono e al traffico cittadino. A due piacciono e non avrebbero problemi a dirtelo, ma non sanno come. Un’altra è tutta presa a preparare domande sulle facili ironie e sulla politica dell’identità. La decima si chiede se porti le lenti a contatto.
E noi corrotti come chiunque altro da un mondo assuefatto ai carboidrati e alle parole,
brancoliamo ancora fra tramonti, metrica e schegge di speranza
per un istante liberi dal terribile contagio dell’abitudine.
Mi interessa il futuro sapere come diventeranno le sedie, le poltrone con cosa le sostituiremo se ci invecchieremo sopra immaginare i libri a venire accanto a quali staremo sapere se tutto questo precipitare finirà se arrivati sull’orlo tireremo indietro il piede e voltandoci vedremo punti grigioazzurri ognuno mancanza ognuno cosa perduta.
«Mi reputo da sempre un ragazzo triste, perché prima di conoscere l’amore ho convissuto per anni con la tristezza. Dopo tutto questo tempo, è come se fossimo diventati buoni amici» ci racconta Cristian Barone, che ha trasformato la tristezza in una forma d’arte e se ne è servito per parlare di amore e di quotidianità nella sua prima raccolta di poesie, Luce nel buio. Quando il lockdown ha scaraventato l’Italia nel suo momento più buio, Cristian, con i suoi 24 anni e le sue mille idee, è riuscito a trovare la luce attraverso la scrittura.
«Scrivo da quando ho 13 anni, per lo più testi musicali, ma sentivo che il mio curriculum artistico era incompleto e di punto a capo il lockdown mi ha dato la possibilità di approfondire questo mio lato creativo ed esplorare il linguaggio poetico». Come molti, anche Cristian è stato costretto a non vedere i suoi cari per molti mesi e proprio la mancanza di Simona, la sua fidanzata, l’ha spinto a dar voce ai suoi sentimenti e a farlo per mezzo della poesia. «Ho scritto Bella, la mia prima poesia, per la mia fidanzata. Scherzando, le dissi che avrei scritto un libro, e così è stato. Dopo Bella non mi sono più fermato». Il filo conduttore di Luce nel buio, la tematica attorno a cui ruota tutto il libro, è infatti l’amore che lega Cristian alla sua fidanzata. «Ho cercato di colmare la distanza tra me e Simona attraverso le parole. Scrivere per lei e di lei mi ha aiutato a sentirla più vicino, a lasciarmi il buio alle spalle» – continua Cristian, che con espressioni semplici ma allo stesso tempo evocative, spera di far entrare il lettore nel suo mondo, anche solo per un istante, e fargli sperimentare un vero e proprio ‘viaggio delle emozioni’.
Cristian scrive in parte per sé, ma soprattutto per gli altri, senza distinzione di età. Tutti possono riconoscersi nelle sue parole e trarne beneficio. «Auguro a chiunque legga il mio libro di trovare la propria luce. In questo periodo buio che stiamo vivendo, io l’ho trovata nella mia fidanzata. Si tratta di un treno che prima o poi passa per tutti, ma passa una volta sola. Il mio consiglio è andargli incontro senza paura. Appena ho scritto Bella, ho capito che il mio treno era arrivato e sono salito al volo». È così che Cristian, un ragazzo dalle mille idee e dai tantissimi stimoli, forse troppi per starci dietro, ci mostra che con la creatività e la giusta dose di impegno, si può fare tutto, anche nei momenti più difficili. «Mia mamma mi dice sempre ‘Tu parli, parli. Ma quando fai?’ Ed è vero. È come se la mia testa fosse sempre un passo avanti, mentre il mio corpo resta indietro. Piano piano però sto accorciando le distanze e il mio libro ne è la prova: mi sono posto un obiettivo e l’ho raggiunto. Quando ho avuto il libro tra le mani, con la splendida copertina realizzata dall’artista Edoardo Garibbo, e ho visto le mie parole nero su bianco ho pensato ‘ce l’ho fatta!’»