Questo paese conosce da sempre le guerre e i martiri. Perciò, come diceva mio padre: ‘Quando arriva un’onda troppo grossa, abbassa la testa e lasciala passare!’
Marjane Satrapi, Persepolis.
Mio amatissimo popolo persiano,
popolo ribelle, guerriero, a cui la Storia ha rubato il concetto di rivoluzione e che per questo non smetterà mai di essere rivoluzionario. ‘Popolo di roccia e vento’, ossimoro vivo.
Popolo nato in una terra arida, culla di civiltà, crocevia della Terra. Prodigio di scienza, arte, tecnica e letteratura.

Ti scrivo questa lettera senza averne alcun diritto, dal mio angolo privilegiato di mondo, che mi rende più simile a quelli che sono carnefici, e non come te, vittime.
Ti scrivo con la paura di scadere nella più banale retorica, di non rendere giustizia alla battaglia che stai combattendo o di appropriarmi, in maniera indebita, di una causa non mia.
Ma il 16 settembre 2022, una donna curda di 22 anni, di nome Masha Amini, è stata arrestata e brutalmente uccisa dalla ‘polizia della morale’ iraniana.
Il gravissimo reato di cui è stata accusata è quello di aver indossato l’hijab, il velo islamico, in maniera giudicata non consona a una donna.
Da lì in poi all’interno del paese è scoppiato il caos.

Per sedare le proteste portate avanti da migliaia di donne e uomini in tutta la nazione, il governo iraniano ha spento la connessione internet, lasciando, di fatto, i cittadini tagliati fuori dal resto del mondo e trovando così l’opportunità, come sostengono in molti, di poter uccidere e reprimere nell’assoluto silenzio.
Nel momento in cui scrivo il cadavere di una ragazza di 17 anni, Nika Shakarami, è stato ritrovato dieci giorni dopo la sua scomparsa, avvenuta poco dopo essere stata ritratta a cantare, in una piazza a Teheran, in memoria di Masha e senza velo.
Anche una donna italiana, Alessia Piperno, in questo momento si trova in una prigione iraniana e le circostanze del suo arresto sono tuttora un mistero.
Non ho la minima idea di come tutto ciò andrà o potrà finire, ho delle speranze, certo, ma da qui a pensare che si avverino ce ne corre, eccome se ce ne corre.
Però una cosa la so.
So che di fronte all’ennesima ingiustizia, a un’atrocità come quella subita da Masha, da Nika, da Alessia e da tutte le altre donne che come loro hanno lottato per la libertà, un popolo intero non è stato fermo a guardare.

In gesti che possono sembrare piccoli, come quello compiuto dai calciatori della nazionale iraniana che durante l’inno hanno scelto di coprire il proprio stemma. Nei canti che hanno riempito le piazze, nelle ciocche di capelli tagliati o nei racconti che si sono diffusi nel mondo.
Nel rifiutarsi di scendere a compromessi, un popolo intero mi ha dimostrato cosa significa e quanto ancora è bello ribellarsi.
E se quello che dice un altro grande ribelle della nostra epoca è vero, you can’t start a fire without a spark.
E allora, con la speranza che questa sia la scintilla di un incendio che prima o poi brucerà le ingiustizie del mondo, ti scrivo questa lettera per ringraziarti, mio amatissimo popolo persiano.
E perché alla fine di tutto, Masha, donna di roccia, possa tramutarsi in vento e soffiare per sempre.
Francesco Castiglioni