Aglio e Olio di Fulminacci feat. Willie Peyote, ovvero la metafora dei ‘dett-agli’

La pasta aglio, olio e peperoncino è un grande classico. A causa della presenza del peperoncino divide inevitabilmente tra chi la odia e chi la ama.
Nessuno sembra curarsi degli altri ingredienti.
Soprattutto dell’aglio che rimane spesso solitario nel piatto vuoto.

Per Fulminacci e Willie Peyote il rischio è quindi fare la fine dell’aglio. Sentirsi soli. Incompleti. Trascurati. Non apprezzati. Perennemente terzi in classifica con davanti ‘loro’ e ‘gli altri’. 

Sentirsi dettagli… a chi importa dei dettagli?

«Spegni la radio, non lo vedi che la sera è già qui!» – il brano suggerisce di sganciarsi dalla quotidianità e pensare ad altro, ai «sogni miei: è quello che vorrei».
Riscoprire il piacere di vagare senza una meta per la città che «regala sogni a chi di sogni non ne ha».
L’ingresso di Willie Peyote conferma che c’è qualcuno per cui i ‘dett-agli’ sono importanti. Possono ispirare. Sono essenziali tanto da cambiare il senso delle cose. Meritevoli di tempo prezioso. Capaci di giustificare un cammino controcorrente.

«Lo so che sembro troppo formale – uso le virgole su WhatsApp – perché non è che sia preso male – Nah, però che palle ‘sta velocità.
Cosa ti costa quel piccolo gesto, Può cambiare il senso, almeno un suo lo fa
Vogliamo tutti risparmiare tempo, E poi con questo tempo in più cosa si fa?»

I ‘dett-agli’ richiedono tempo. Come le persone. 

Noi lo sprechiamo e ci sentiamo falliti. Eppure questa volta qua ci siamo capiti.

Apprezzare i ‘dett-agli’ degli altri può generare un contatto. Capirsi intimamente. E allora essere come l’aglio della ricetta non è più così male. 

Da ‘dett-agli’, però, non è sempre facile. Anzi. Si sbaglia spesso quando si prova a capire gli altri.

«Ma tutti i vaffanculo un po’ mi sono serviti
Ho fatto passi avanti, non dico giganti
Non so neanche quanti, non li conto ma
i».

Dritti verso il prossimo. Vero specchio per capire sé stessi.

Stefano C.

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