Il realismo magico è una corrente letteraria, e più generalmente artistica, che nasce a inizio Novecento.
Il luogo protagonista della diffusione di questo genere è l’America Latina grazie a personaggi come Gabriel Garcìa Marquez, Jorge Luis Borges e Isabel Allende.
Ciò che caratterizza questa corrente è la fusione di elementi magici con la vita di tutti i giorni, manifestati in veri e propri atti di magia (oggetti che lievitano, invisibilità, visite dall’aldilà) oppure giocando con la temporalità (il tempo è ciclico con situazioni che si ripetono di generazione in generazione, oppure in altri casi è del tutto assente).
Questa corrente letteraria non è da confondere con il fantasy, in cui più tipicamente la storia si svolge in mondi paralleli o segreti, né con il surrealismo, che influenza effettivamente il realismo magico ma che si distingue da esso poiché cerca una risposta oltre al reale (per esempio tramite l’ipnosi) e non nella realtà stessa.
Tra gli scrittori sopra citati, Isabel Allende, scrittrice cilena nata negli Anni Quaranta, è considerata una delle capostipiti del genere. Il suo primo romanzo, La casa degli spiriti, fonde perfettamente elementi reali a sfondo politico con elementi del mondo magico e con la ciclicità del tempo che caratterizza la storia della famiglia di generazione in generazione, tramite anche visite di parenti defunti che tornano nella casa sotto forma di fantasmi. Il libro nel 1993 ha ispirato anche il celebre film, che ha tra i protagonisti interpreti come Meryl Streep, Winona Ryder e Antonio Banderas.
Spesso i personaggi del libro in grado di far accadere cose fuori dal normale sono caratterizzati da una forte sensibilità, che li porta a soffrire per le ingiustizie che li circondano o a non essere capiti profondamente dalle altre persone, fatta eccezione per poche figure, attratte dalla loro straordinarietà.
Un elemento comune nelle opere di Isabel Allende è la lealtà fra donne e la forza delle protagoniste femminili, caratterizzate da un forte senso di accudimento una con l’altra e dall’ispirazione costante alle loro antenate familiari.
La particolarità di questo genere letterario sta anche nel fatto che nonostante il mondo rappresentato sia reale, e in particolare tempestato di ingiustizie come colpi di stato, stupri e maltrattamenti, viene raccontato e scelto per come è, senza essere idealizzato. È come se la durezza del mondo esterno facesse da cornice per esaltare gli elementi soprannaturali che caratterizzano il genere, che si sforza di trovare la magia nelle trame della vita di tutti i giorni, come una forza che circonda la realtà senza aver bisogno di mondi diversi dal nostro.
Tutto ciò è perfettamente riportato in una pagina del diario di Alba, tra le protagoniste della storia familiare della Casa degli Spiriti, che scrive:
«Ogni tanto la sensazione che questo l’ho già vissuto e che ho già scritto queste stesse parole, ma capisco che non sono io, bensì un’altra donna, che aveva preso appunti sui quaderni affinché io me ne servissi. Scrivo, lei ha scritto, che la memoria è fragile e il corso di una vita è molto breve e tutto avviene così in fretta, che non riusciamo a vedere il rapporto tra gli eventi, non possiamo misurare le conseguenze delle azioni, crediamo nella finzione del tempo, nel presente, nel passato, nel futuro, ma può anche darsi che tutto succeda simultaneamente, come dicevano le tre sorelle Mora, che erano capaci di vedere nello spazio gli spiriti di ogni epoca. Per questo mia nonna Clara, scriveva nei suoi quaderni, per vedere le cose nella loro dimensione reale e per schernire la cattiva memoria. E adesso io cerco il mio odio e non riesco a trovarlo. Sento che si spegne a mano a mano che mi spiego l’esistenza del colonnello García e di altri come lui, che capisco mio nonno e vengo a conoscenza delle cose attraverso i quaderni di Clara, le lettere di mia madre, i libri contabili delle tre Marie, e tanti altri documenti che ora stanno sul tavolo a portata di mano. Mi sarà molto difficile vendicare tutti quelli che devono essere vendicati, perché la mia vendetta sarebbe solo l’altra parte dello stesso rito inesorabile. Voglio limitarmi a pensare che il mio mestiere è la vita e che la mia missione non è protrarre l’odio, bensì unicamente riempire queste pagine mentre aspetto il ritorno di Miguel, mentre sotterro mio nonno che ora riposa vicino a me in questa stanza, mentre attendo che arrivino tempi migliori, tenendo in gestazione la creatura che ho nel ventre, figlia di tante violenze, forse figlia di Miguel, ma soprattutto figlia mia».
Come sempre, dalla letteratura c’è da imparare qualcosa di estremamente attuale: la scelta di non perpetrare l’odio è ciò che rende queste protagoniste fuori dal comune, ancor più delle loro capacità soprannaturali.
Carola Aghemo