La casa della Lucertola sopra Genova Pegli

Ludovica ‘la Ludo’, ingegnere civile, e Francesco ‘il Boss’, pallanuotista, entrambi genovesi, nel 2015 hanno deciso di rilevare e trasformare nel loro gioiello un agriturismo sopra Genova Pegli, La Casa della Lucertola. Come hanno fatto? Con grande sforzo e sacrificio hanno ripristinato i campi e accolto svariati animali. Ludovica la definisce una ‘follia’ guidata dalla passione per la cucina e il mondo agricolo. Fin da subito, infatti, hanno iniziato in contemporanea la ristorazione e il recupero dei campi che erano stati abbandonati. I prodotti utilizzati nel loro ristorante arrivano direttamente dai loro campi, dai loro animali e dal piccolo caseificio del Boss. Insomma, sono proprio dei prodotti km 0!

«Ci siamo sempre detti: zero compromessi! Se fare il pesto significa farlo con il mortaio come si faceva un tempo, comprare pinoli e olio italiano, il basilico di Emanuele Genta (un ragazzo di Pegli), anche se costa di più e costerà tempo noi lo faremo così». Avere un agriturismo significa questo in fondo: essere coerenti con il proprio territorio, i propri principi e il proprio lavoro. Zero compromessi anche sulle bevande: per quanto riguarda la carta dei vini e delle birre il lavoro al dettaglio di Ludo e il Boss è impressionante e continuo: «Se ti propongo una salsa di noci al mortaio e i ravioli fatti in casa non posso poi darti da bere un vino che non rispetti la nostra filosofia del rispetto dell’ambiente e degli animali». Le loro gite in cantine e birrifici e gli interventi di viticoltori e birrai vengono anche trasmessi sul loro account Instagram.

Il loro oro? Il letame! 

Il boss approfondisce il tema della coltivazione e degli allevamenti e ci racconta che «per noi è fondamentale non usare antiparassitari e pesticidi. Nonostante di parassiti ce ne siano e le annate sono sempre più complicate, io preferisco buttare via un raccolto piuttosto che usare prodotti chimici. L’anno scorso abbiamo dovuto buttare via l’intero raccolto invernale a causa dell’arrivo della cavolara. Non è bello però le cose belle arrivano. Ad esempio, le coccinelle spesso ti salvano il raccolto uccidendo i pidocchi sulle piante. Ora che abbiamo il progetto delle api per fare il miele, se utilizzassimo quei pesticidi sia le coccinelle sia le api morirebbero e si romperebbe l’ecosistema». 

Il loro motto? Non sedersi mai!

Oltre alle api per il miele prenderanno le mucche ‘cabannine’, una antica razza genovese presidio SlowFood per il latte così da rendere i loro formaggi ancora più km0. «Abbiamo sempre nuovi progetti. Bisogna sempre pensare a qualcosa di nuovo e incontrare persone stimola nuove idee». Ed è questo che è successo con le ‘vittomerende’. Infatti in questo periodo di pandemia e di lockdown sono riusciti a reinventarsi anche grazie ai loro clienti, in questo caso Vittorio, che trovando sempre il ristorante pieno ha deciso di andare a provare i loro prodotti nel pomeriggio, a merenda. Questo non solo ha permesso a Vittorio di mangiare ma anche a loro di sopravvivere alla chiusura dei ristoranti nell’orario serale imposta dalle misure anti-Covid. 

Instagram è per loro il perfetto passaparola e strumento per farsi conoscere. Le storie che pubblicano sono molte varie: dalla lavorazione dei formaggi, il servizio in tavola, i lavori nei campi fino agli animali, la maggior parte dei quali hanno un nome genovese. Attraverso i social riescono a trasmettere la passione, l’impegno e la genovesità che sta dietro ai loro piatti squisiti (e ve lo dice una che li segue appassionatamente e non vede l’ora di tornare a mangiare da loro!). 

P.S.: Se volete saperne di più, li abbiamo intervistati anche sul nostro podcast Se Non Ora Quando!

Maddalena Fabbi

© Credit immagini: link

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