In occasione della Giornata mondiale del Rifugiato, vi presentiamo un progetto tutto particolare.
Nel piccolo comune montano di Ceres, nelle Valli di Lanzo, in provincia di Torino, nasce l’idea di creare un coro con dei ragazzi richiedenti asilo: il CoroMoro.
L’ai traversà quasi tut’an cuntinent,
Sun atacame a la vita anche cui dent…
E la nostra storia ades duvriu cuntè!
E col coro moro nui l’anduma ‘chantè!
Ho attraversato quasi un intero continente,
mi sono aggrappato alla vita anche coi denti…
E la nostra storia adesso dovremmo raccontare!
E col CoroMoro noi l’andiamo a cantare!
La particolarità del CoroMoro, infatti, consiste nel fatto che i suoi componenti siano ragazzi africani, provenienti dal Mali, Senegal, Gambia, Nigeria, Costa d’Avorio, che cantano e interpretano con grande energia, creatività e ironia canzoni popolari, principalmente in dialetto piemontese.
Ritmo africano e canti piemontesi si fondono con le storie di questi ragazzi, scampati a ogni sorta di violenza, per esprimere un forte messaggio di antirazzismo, condivisione e possibile integrazione.
«Laura ed io siamo due volontari liberi, non apparteniamo ad alcuna cooperativa che si occupa di prima accoglienza per i migranti in Italia, ma ci siamo sentiti vicini a questi giovani migranti africani e, per aiutarli, abbiamo iniziato insegnando loro l’italiano, poi siamo arrivati alle canzoni tradizionali, infatti qui in Val di Lanzo si canta molto» spiega Luca Baraldo coordinatore insieme a Laura Castelli di questo progetto inclusivo e culturale.
Questi giovani, cantando e mimando il senso delle parole come se facessero parte della loro tradizione, hanno avuto l’occasione di essere protagonisti di numerosi concerti, eventi, incontri nelle scuole fino a giungere anche alla pubblicazione del libro CoroMoro. La Storia e all’incisione di due dischi, L’arrivo e Griots. Inoltre il CoroMoro, grazie al quale alcuni dei suoi componenti hanno ottenuto il permesso di soggiorno, ha aperto un cammino di speranza per il futuro delle sue giovani voci permettendo loro di riscattarsi attraverso, ad esempio, la ricerca di un lavoro e la costruzione di una famiglia.
«Sono partito dal Senegal il 7 luglio 2013 e ho attraversato quasi tutto il continente affrontando grandissimi rischi. Ognuno di noi ha una storia diversa, ma tutte accomunate da un viaggio verso l’ignoto. Anche il CoroMoro ha una storia particolare, la sua nascita è stata del tutto casuale e non avrei mai immaginato di trovarmi su un palco a cantare canzoni della tradizione, a cappella e in dialetto piemontese! Grazie al CoroMoro la mia vita è cambiata in meglio, una svolta positiva che mi ha permesso di visitare posti diversi e conoscere la cultura del paese in cui sono. Ho sempre avuto fiducia in me stesso e non ho mai perso la speranza, sono felice che tutto questo sia divenuto realtà» racconta Maurice, voce del CoroMoro.
Il progetto e lo spirito del CoroMoro mostrano che la musica popolare tradizionale è la musica di tutto il mondo. Un processo nato con spontaneità e sincerità, tante storie che unite dalla musica sono sbocciate in un gesto a favore dell’inclusione, dell’integrazione, dell’accoglienza e dell’ospitalità.
Noi siamo la voce di chi non ha voce.
Con questa frase apriamo sempre i nostri concerti.
Ora la voce ce l’abbiamo e la tiriamo fuori.
Una storia di sofferenze ma anche di tanta gioia.
Questo è il CoroMoro.
Elisa Lacicerchia
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