«L’importante non è stabilire se uno ha paura o meno, è saper convivere con la propria paura e non farsi condizionare dalla stessa. Ecco, il coraggio è questo, altrimenti non è più coraggio ma incoscienza.»
Giovanni Falcone
23 maggio 1992, ore 17.58 sull’Autostrada A29 Palermo-Mazara del Vallo 500 chili di tritolo esplodono, facendo saltare in aria l’intero svincolo di Capaci. In quel giorno perdono la vita cinque eroi nazionali: Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Antonio Montinari, Rocco Di Cillo e Vito Schisano.
«A questa città vorrei dire: gli uomini passano, le idee restano.»
Giovanni Falcone
La storia di questi uomini ci ha insegnato che la mafia non è invincibile. Ha avuto un inizio ed avrà anche una fine. Così lo stesso 23 maggio, 21 anni dopo la strage, inizia la battaglia di Federica Angeli, giornalista di cronaca nera e giudiziaria del giornale La Repubblica, con un’inchiesta per dimostrare che nel suo territorio comandava la mafia.
Con il Codice Penale alla mano, inizia a ricostruire attraverso l’art.416 bis tutte le dinamiche che secondo lei rientravano nelle modalità mafiose. «Lavoravo a un’inchiesta finalizzata a delineare il panorama criminale di Ostia con i legami tra i vari gruppi (Fasciani, Triassi e Spada) e la pubblica amministrazione. Ho scoperchiato il male di Ostia» ha dichiarato Federica.
Il 16 luglio dello stesso anno è testimone oculare di un tentato duplice omicidio. Denuncia il fatto e da quel momento viene messa sotto scorta.
Dopo cinque anni di lavoro, la sua inchiesta riceve una risposta. Il 6 giugno 2018, inizia il processo celebrato nell’aula bunker di Rebibbia, a carico di 24 imputati. In tutto le condanne sono 17, di cui 3 ergastoli.
«Ho pagato con la libertà personale, ma credo sia servito a qualcosa. Oggi è giusto essere qui. In quell’aula io sarò al banco dei testimoni, ma con me ci saranno tutti i cittadini. Questa sentenza è la dimostrazione che non vincono sempre i cattivi».
Dopo la sentenza Federica ha deciso di continuare a vivere a Ostia, la sua terra, poiché «se c’è qualcuno che se ne deve andare, sono loro».
La storia della Angeli ci racconta di come sia difficile sfidare la Piovra. La sua scelta non è stata semplice e, una volta deciso, non si può tornare indietro. Tuttavia dalle sue parole non emerge mai il dubbio su cosa fosse giusto fare e cosa ritenesse doveroso fare. Ci ricorda che è umano e normale avere paura, tocca a noi però avere coraggio.
«Chi sta dalla parte giusta non perde mai. Chi ha scelto di sfidare a viso aperto la mafia la testa non la chinerà mai. Perché sulla bilancia alla sera ci si sale da soli, con la propria coscienza, ed è a lei che si risponde».
Adele De Pasquale