Giovedì mattina si è spento uno dei più significativi autori vissuti a cavallo tra i due secoli.
Luis Sepúlveda, nato in Cile nel 1949, è stato un artista a qualsiasi livello: ci ha lasciato incredibili opere letterarie, poetiche, di sceneggiatura e di regia. Lavori diversi, ma tutti caratterizzati dalla sua meravigliosa ironia, fantasia e delicatezza: ci trasmettono quel dolce senso di libertà che solo le opere in grado di farci chiudere gli occhi e sognare sanno darci.
Libertà della quale, inoltre, fu un grande difensore durante la sua carriera anche a livello politico. Sepúlveda era stato parte del partito comunista in età giovanile e del partito socialista in età adulta, entrando anche nella guardia personale del presidente Allende. Uscito di prigione, dopo esservi stato rinchiuso e torturato in seguito al colpo di stato di Pinochet, il suo impegno politico riprese nelle sue opere teatrali, aspetto che gli costò un secondo arresto. L’autore cileno venne di nuovo scarcerato grazie alle pressioni di Amnesty International, passando in totale più di due anni in prigione. Prese parte a studi dell’Unesco e fu un membro di equipaggio di Greenpeace, viaggiando continuamente e senza imporsi mai un limite alle cose da scoprire.
Questa mancanza di limiti è alla base di una dei suoi romanzi più conosciuti, Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare, pubblicato nel 1996. Per la maggior parte dei ragazzi della nostra generazione è stato uno dei primi libri mai letti, che ha spalancato la finestra dell’immaginazione, in un mondo colorato che parla di amicizia e del senso di uguaglianza che emerge da questo splendido valore, grazie al quale tutto sembra diventare possibile.
«Volare mi fa paura» stridette Fortunata alzandosi. «Quando succederà, io sarò accanto a te»
miagolò Zorba leccandole la testa.
Zorba è un grosso gatto nero che vive ad Amburgo e un’estate il suo destino si incrocia con una gabbiana, Kegah. Kegah ha poche ore di vita, nel tentativo di mangiare dei pesci in mare viene ricoperta di petrolio, la peste nera, e con i suoi ultimi sforzi riesce a volare fino al davanzale di Zorba. La gabbiana affida a Zorba l’uovo che sta per deporre e gli chiede di mantenere tre promesse: non mangiare l’uovo, prendersi cura del pulcino che sarebbe nato e insegnargli a volare. Così nasce Fortunata e, se all’inizio nonostante le frequenti difficoltà il gatto riesce a proteggere la piccola, adesso Zorba deve affrontare la sfida più grande: insegnarle a volare. Ci vorranno diversi tentativi e tanti amici ma alla fine la gabbianella riuscirà a spiccare il volo. Sepúlveda scrive di un amore sorprendentemente attuale, che va oltre il diverso: è una prova di integrazione. Zorba si prende cura della gabbianella e la aiuta a scoprire chi è e da dove viene, insegnandole perfino a volare. Ma metaforicamente anche il gatto prende il volo, superando quelle difficoltà che inizialmente sembravano così insormontabili e dimostrandoci che ‘vola solo chi osa farlo’.
I valori trasmessi da questo romanzo, in quanto universali, trasformano questo avvincente racconto per bambini in una guida morale per ogni età: forse una delle più belle eredità che un autore possa lasciare.
Carola Aghemo e Giulia Ferrero