Scorci di un 25 aprile romano

Nelle piazze stracolme di tutto lo stivale c’è, per il 25 aprile, un’adesione variegata ed estremamente eterogenea, caratterizzata da una sempre maggiore partecipazione di giovani e giovanissimi. Un messaggio incoraggiante questo e fortemente indicativo di quanto, oggi, i valori della resistenza e della lotta partigiana assumano ogni giorno una sfumatura nuova. 

Vedendo la folla gremita davanti alla piramide a Roma, in conclusione al corteo, si realizza che la caratteristica e, probabilmente, la forza dell’ antifascismo militante che cammina sulle gambe dei migliaia di ragazzi nelle piazze italiane sta nel ricondurre ai motti e alle sfide passate le istanze della nostra generazione.


«I continui tentativi di revisionismo storico vogliono farci pensare al fascismo come fenomeno nato e concluso nel corso dello scorso secolo, qualcosa di archiviabile e ignorabile. Oggi invece le nuove forme del fascismo si ramificano e si declinano in modo sempre nuovo, attraverso l’indifferenza verso le varie forme di emarginazione e razzismo, e nei casi di veri e propri episodi squadristi ovattati dal silenzio delle istituzioni nazionali e locali. – spiega Camilla Velotta, rappresentante nazionale della Rete degli Studenti Medi – Parallelamente anche l’antifascismo sta trovando, e deve continuare costantemente a trovare, nuove forme per emergere. Portare in piazza, non solo questo 25 aprile, i nostri contenuti e l’esigenza di ribadire che Scuola e Università pubblica si debbano schierare apertamente a sostegno dei valori costituzionali e antifascisti è fondamentale, ma non sufficiente. Serve sradicare all’origine il principio delle discriminazioni e dei soprusi, dobbiamo pensare in grande e inserire sempre nelle rivendicazioni e nelle richieste di cui ci facciamo promotori un’ ottica intersezionale: siamo antifascisti solo se siamo anche antisessisti, antirazzisti, transfemministi, ambientalisti e antiabilisti».

Noi, che il ventennio non lo abbiamo mai patito sulla nostra pelle, eredi di quella generazione che, quasi un secolo fa, si trovava fisicamente a combattere il nazifascimo e a ricostuire la democrazia dalle macerie, ne siamo oggi la voce.

Beatrice Sofia Urso

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