Torno a casa che è buio, ho fatto tardi al bar chiacchierando con amicə. Frugo nella borsa alla ricerca delle chiavi già qualche semaforo prima del mio portone e me le metto in tasca per averle a portata di mano rapidamente. Prendo quella via perché è meglio illuminata. Mi calzo il cappello in testa per coprirmi dal freddo e mi distraggo a pensare ai fatti miei. Sento un rumore e sollevo lo sguardo dal marciapiede, scorgo un passante svoltare l’angolo, essendo notte lo intravedo appena, ma percepisco che mi viene incontro dal fondo della strada. Con disinvoltura attraverso e cambio lato, “non si sa mai” penso. Quando mi si fa più vicino, lo osservo con la coda dell’occhio per rendermi conto che è una ragazza in tuta da ginnastica che porta fuori il cane. Probabilmente abita nei dintorni.
Ma quante volte, quanto spesso vi è capitato di sentirvi insicure, di stare in allerta, di camminare magari stringendo chiuse nel pugno chiuso le chiavi di ingresso a qualche via di distanza da casa?
Queste, per come me le sono immaginate io, le premesse di HER WALKS, il progetto voluto dal Comune di Milano e realizzato in collaborazione con l’Associazione Sex & The City, di cui ho il piacere di intervistare una delle collaboratrici, Laura Da Re, giovane filosofa e femminista.

Le chiedo come è entrata in contatto con le fondatrici dell’APS, Florencia Andreola e Azzurra Muzzonigro. “Per un paper che stavo scrivendo per un esame, cercando su Google ‘rilettura spazio urbano’ ho incontrato degli articoli di Google Scholar e mi è capitato il loro atlante di genere […]”. Così ha inizio quella che poi diventa la storia di un tirocinio prima e di una collaborazione continuativa qualche mese dopo, nella cornice di un nuovo progetto a Milano che vede coinvolte le donne nella ridefinizione della geografia abitativa della città.
Sex & The City si occupa principalmente di fare “ricerca in ambito di urbanistica, di tematiche di genere legate all’architettura, allo spazio urbano” e l’attuale progetto in corso HER WALKS riguarda una metodologia particolare di indagine, quella della progettazione partecipata. L’idea consiste nel coinvolgere le donne che abitano uno specifico quartiere della città in un cammino itinerante durante il quale esplorare insieme il proprio vissuto legato alla fruibilità delle strade e piazze che attraversano ogni giorno e alla strutturazione di questo spazio nel proprio esperirlo quotidianamente.
“Si tratta di uno strumento di co-progettazione dello spazio per ascoltare in prima misura i bisogni e soprattutto portare le persone ad agire e decidere cosa è importante per loro a seconda dei loro bisogni” mi racconta Laura, che ha seguito il progetto nella sua prima sperimentazione dalle parti di Niguarda, nel Municipio 9.

Ma come è strutturata una camminata? Ad un’analisi preliminare per determinare i caratteri socio-demografici della popolazione femminile che abita una determinata zona, segue una passeggiata compiuta da qualsiasi donna interessata al progetto nel quartiere, in compagnia del personale amministrativo e tecnico, tra cui Laura e le sue colleghe, per osservare camminando, e fermarsi a discutere di quelle modifiche attuabili per meglio esperire la geografia urbana in ottica femminista. Ciò può riguardare il ripensamento dell’illuminazione, la ridefinizione degli spazi verdi o la predisposizione di barriere architettoniche alla circolazione secondo il vissuto di chi tutti i giorni attraversa quelle strade e ne coglie delle limitazioni legate alla propria posizione di genere.
Realizzata la prima passeggiata in uno dei municipi della città, chiedo a Laura come si sente rispetto al progetto, al fatto che sembri intravedersi un interesse da parte dell’amministrazione comunale: “La cosa di passeggiare e raccogliere i bisogni è una cosa che c’è nella mente, nella metodologia di lavoro, femminista, magari non fatta con l’amministrazione, è questo il passo in più. L’amministrazione comunale che si interessa di questa cosa e chiede di usare un metodo partecipativo, invece che calare dall’alto un modello da chi può essere l’esperto del settore urbanistico del territorio, che nella maggior parte dei casi è pure maschile, abile, etero, cis…”.

I passi futuri? In programma ci sono sicuramente altre camminate che coinvolgano altre donne in altri municipi a Milano e non solo, e una bella mostra in Triennale questa primavera, per indagare sulle “trasformazioni della casa e sull’evoluzione dell’idea di abitare attraverso i lavori dedicati a questo tema”.
Gaia Bugamelli
(Immagini su concessione di Laura Da Re)