Bangla: una serie sull’Italia nel XXI secolo

La migrazione è un fatto naturale e caratterizza le società umane da sempre. Ciononostante il fenomeno comporta spesso situazioni di precarietà: come scrive Scomodo, a subire emarginazione e condizioni economiche svantaggiate in Italia sono soprattutto i figli delle persone immigrate negli ultimi decenni, quelli ‘di seconda generazione’. Un concetto che tende a cristallizzare la condizione di spostamento, estraneità e lontananza cognitiva di queste persone.
Rispetto ai loro coetanei, i giovani e le giovani di seconda generazione hanno più probabilità dei loro coetanei nativi di rimanere senza lavoro, di svolgere mansioni atipiche e di avere un reddito più basso.
In Italia sono più di un milione, nati e cresciuti qui, parlano un italiano fluente, un dialetto, hanno cadenze territoriali e si sentono italiani anche senza cittadinanza.

E questo è uno dei temi centrali di Bangla-la serie: «50% italiano, 50% bangla, 100% di Torpignattara».

Dopo l’uscita del film (2019), il regista italo-bengalese, classe 1995, Phaim Bhuiyan, riporta le esperienze della generazione Millennial sul piccolo schermo, con semplicità e leggerezza. Otto episodi di comicità, che non nascondono l’amarezza: una versione di Torpignattara di Strappare lungo i bordi, disponibile su RaiPlay.

È significativa la scelta del quartiere, uno dei più eterogenei di Roma
Phaim, personaggio principale, è un neet Neither in employment or in education: non studia e non cerca lavoro, anche perché la società lo identificherebbe con lo stereotipo del venditore di rose bengalese o del rider.
Phaim non si sforza di essere ciò che non è, fedele a se stesso e alla religione che gli vieta di avere rapporti prima del matrimonio. Le vicende ruotano attorno alla relazione tra Phaim e Asia, ragazza italiana con famiglia allargata.
La relazione tra i due giovani è il sinonimo della convivenza tra costumi musulmani e liberali. Se la famiglia di lui è associata, almeno inizialmente, con il conservatorismo religioso, quella di Asia è composta da un padre divorziato (Pietro Sermonti, un personaggio che ricorda quello in Boris), una madre con una compagna e il figlio di queste. 

Bhuiyan ci palesa numerose contraddizioni della nostra società. Una di queste è la tendenza di alcuni a partecipare a costumi diversi dai propri, fino all’appropriazione culturale.
Bangla porta un contributo prezioso sia per guardare con occhi diversi e capire meglio la nostra società, sia all’interno del mondo cinematografico italiano, spesso poco incline a produrre contenuti per giovani. 

Francesca Cesari

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