Lizzy e l’indipendenza di una donna nell’epoca Georgiana

Prima di parlare di Elizabeth Bennet, protagonista del celebre Orgoglio e Pregiudizio di Jane Austen, è bene introdurre il contesto sociale e culturale in cui è stato scritto e pubblicato il romanzo. Siamo in epoca Georgiana e la figura femminile è ancora lontana dall’essere emancipata.

Da una parte, le donne in un contesto economico disagiato accedevano al mondo del lavoro per necessità di sopravvivenza, accettando situazioni e orari di lavoro disumani, lavorando intere giornate nelle fabbriche tessili inglesi, sottopagate, senza alcuna tutela sindacale o assistenza sanitaria. Spesso in questi contesti, in mancanza di altre soluzioni, venivano portati anche i bambini, dando vita anche allo sfruttamento minorile nell’Inghilterra dell’epoca. 

D’altro canto, essere una donna dell’alta società non equivaleva ad avere una vita facile: a fronte di uno stile di vita agiato, seguivano obblighi ben precisi e codificati. Un buon matrimonio era l’obiettivo di ogni famiglia ‘per bene’ dell’epoca, tutta l’istruzione femminile era incentrata sulla preparazione di questo evento. Una situazione ben descritta da Jane Austen in Orgoglio e Pregiudizio: alla donna erano fornite nozioni generali di scienze naturali, teologia e filosofia in modo tale da essere in grado di sostenere una buona conversazione, imparare altre lingue come il francese, suonare il pianoforte, ma non il violino, perché era uno strumento che faceva alzare troppo le braccia e per una donna era considerato indecente, e nemmeno strumenti a fiato perché avrebbe fatto rigonfiare una cassa toracica costretta tra lacci e corpetti. 

Nel dialogo tra Mr. Darcy, Lizzy e Miss Bingley viene citato come sia quasi di vitale importanza che una donna abbia queste conoscenze:

«Lizzy: Cioè nel vostro ideale deve comprendere non poche qualità?
Mr. Darcy: è così
Miss Bingley: Senza dubbio. Una donna deve avere un’eccellente conoscenza della musica, del canto, del disegno, del ballo e delle lingue moderne per meritare questa lode e un non so che nel contegno e nel modo di camminare.
Mr. Darcy: E migliorare l’intelletto con vaste letture.
Lizzy: Non mi meraviglia che conosciate solo sei donne istruite. Mi domando come ne conosciate tante!
Mr. Darcy: Siete così severa nei confronti del vostro sesso?
Lizzy: Non ho mai incontrato una donna simile. Di certo sarebbe terrificante da osservare»

Così introduciamo la figura di Elizabeth Bennet, protagonista di Orgoglio e Pregiudizio. Elizabeth, o amorevolmente chiamata Lizzy, è la seconda di cinque sorelle ed è descritta come la beniamina del padre, in quanto spicca per la sua particolare saggezza, arguzia e prontezza di mente. All’inizio del libro la madre stessa afferma:

«Lizzy non è di certo migliore delle altre e sono certa che non è bella nemmeno la metà di Jane e non possiede nemmeno la metà dell’umorismo di Lydia. Eppure è da sempre la vostra preferita»

È quel genere di ragazza che non ha paura di esprimere la propria opinione anche a costo di rendersi impertinente agli occhi di tante persone. Un esempio è il suo essere in grado di tenere testa a Mr. Darcy la prima volta che lui le dichiara i propri sentimenti, perché ricorda perfettamente la sua mancanza di rispetto nei confronti della sua famiglia e l’aver ostacolato l’amore tra sua sorella Jane e il Signor Bingley solo per motivazioni economiche:

«Pensate che possa essere allettata ad accettare l’uomo che ha rovinato forse per sempre la felicità della mia amatissima sorella? Lo negate signor Darcy, di aver separato due giovani che si amavano esponendo il vostro amico ad essere considerato dal mondo un capriccioso e mia sorella alla derisione per le speranze disattese, precipitando entrambi nella più crudele infelicità?»

Lizzy è molto protettiva nei confronti della sua famiglia, ma ciò non toglie l’amore che lei prova per sé stessa ed è quello che cerca di far capire e di trasmettere agli altri personaggi del romanzo: bisogna sì amare la famiglia, ma pensare anche alla propria felicità.

«Avrei potuto perdonare la sua vanità se non avesse mortificato la mia»

Una ragazza di appena vent’anni, dotata di personalità, ideata, forse, anche per esprimere un’esigenza collettiva: cambiare la visione della donna, darle voce in capitolo all’interno della società, liberandosi dalle rigide costrizioni imposte da una società fortemente maschilista

E perché non iniziare a sensibilizzare il pubblico inglese partendo dalla letteratura? 

Marta Federico

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