C’è un filo rosso che collega Genova e Vienna. Le unisce geograficamente passando tra 4 stati diversi ed è comunemente chiamato: il Grande Arco Alpino. Una strada di 1.300 km e 140.000 metri di dislivello positivo, che passa tra alcune delle più imponenti montagne d’Europa. C’è chi questo filo rosso ha deciso di attraversarlo tutto d’un fiato, in solitaria, mettendoci ben 112 giorni di cammino. Questo qualcuno è Elia Origoni, varesotto classe 1991 che, terminati gli studi il per diventare tecnico del suono, il 15 giugno 2015 ha preso il suo zaino ed è partito.
Perché hai deciso di partire Elia?
«Sentivo il bisogno di semplicità e di contatto con la Natura. Ero attirato dalle montagne che ogni giorno vedevo dalla finestra di casa mia (Massiccio del Monte Rosa, ndr). Ho sempre amato la montagna ed il silenzio vero. Dopo che passi molto tempo in montagna ti sembra di sviluppare una capacità di contatto con la Natura molto alta. Per esempio quando vedi che camminando riesci a non fare rumore e neppure i cerbiatti scappano più. È come sentirsi parte dell’ambiente intorno a te.»
Elia non è partito con il percorso già definito. Decideva settimanalmente o giornalmente dove dirigersi tant’è vero che comprava le mappe escursionistiche solamente quando gli servivano.
Perché partire senza un itinerario preciso?
«Non volevo avere paura di non raggiungere gli obiettivi prestabiliti a casa. Ho deciso di affrontare quest’avventura giorno per giorno basandomi sugli incontri che facevo e sulle insidie che la Natura mi metteva davanti. Sapevo solo che volevo partire da dove le Alpi nascono geograficamente, cioè Vienna, e arrivare dove si uniscono con gli Appennini, cioè Genova. Un’altra mia certezza era la volontà di sfruttare il meno possibile le strutture turistiche (i rifugi, ndr) privilegiando la tenda, i bivacchi e l’ospitalità delle persone.»
Come ti faceva sentire essere da solo? E come passivi il tempo quando non camminavi?
«Il progetto era una traversata in solitaria, ma ero molto felice quando incontravo qualcuno con cui condividere una parte del mio viaggio. Nei giorni in cui non c’era nessuno che camminasse con me, per non farmi assalire dalla nostalgia, cantavo mentre passavo da una valle all’altra. La nostalgia in montagna è pericolosa. Quando piantavo la tenda nel punto dove avevo deciso di arrivare, generalmente mi sfilavo gli scarponi e iniziavo a cucinare con il fornelletto ad alcool. Sfruttavo quei momenti per scrivere sul mio blog (www.soloalpsproject.com) e per pensare.»
Il freddo, la pioggia, l’usura del materiale, un brutto infortunio a inizio viaggio sono solo alcune cose che Elia racconta eppure è chiaro a riguardo: «Bisogna vincere l’imprevisto e nelle difficoltà trovare la soluzione per arrivare fino in fondo».
Progetti per il futuro?
«Sì, nel febbraio 2021 vorrei partire per fare tutti i 7.000 km del Sentiero Italia del CAI in solitaria e proprio pochi mesi fa ho realizzato il sogno di diventare accompagnatore di media montagna.»
Mentre Elia racconta non si può fare a meno di ammirare il coraggio di scegliere di prendere e partire sulla propria strada. Anche se non è quella battuta da tutti o la più facile o quella che abbiamo sempre pensato di intraprendere.
Tommaso Merati
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