Oggi incontriamo l’Architetto Giorgio Grandi, membro dello Studio RPBW (Renzo Piano Building Workshop), che ha collaborato alla realizzazione dell’ospedale pediatrico in Uganda, sulle sponde del lago Vittoria.
Come è nato il vostro progetto?
«Nel 2007 Emergency ha dato vita a una cooperazione sanitaria con lo scopo di offrire cure gratuite di eccellenza in Africa e garantire a tutti la tutela del diritto alla salute.
Questa iniziativa ha portato alla creazione del primo centro di eccellenza di cardiochirurgia pediatrica in Sudan.
Sulla base di questa esperienza positiva, nel 2008 Emergency ha riunito i ministri della Sanità di 9 Paesi per discutere una strategia comune volta a garantire cure mediche gratuite di alto livello.
Da questo incontro è nato il Manifesto che sancisce la necessità di garantire sistemi sanitari caratterizzati da eguaglianza, qualità e responsabilità sociale. Questi principi sono alla base dell’ANME (African Network of Medical Excellence).
L’ospedale di Entebbe è il secondo centro di eccellenza realizzato nell’ambito di questo progetto.
Il personale dell’Ufficio tecnico di Emergency ha cercato un sito in Uganda sin dal 2010, non appena trovato il luogo adatto, ci è stata proposta la collaborazione e abbiamo accettato con entusiasmo.»
Perché questo ospedale è innovativo?
«L’ospedale è stato costruito attorno a due principi cardine: la sostenibilità e la centralità del paziente.
L’idea progettuale si fonda sull’uso della terra e del sole. I muri portanti sono infatti costruiti con la terra a crudo utilizzando la tecnica del pisé; è una tecnica semplice con cui si costruisce in tutto il mondo, ma che allo stesso tempo offre una stabilità durevole nel tempo. Sopra l’ospedale si trova una sorta di ‘ombrello’ costituito da 2.600 pannelli fotovoltaici che non solo ombreggiano la struttura, ma contribuiscono notevolmente al suo fabbisogno energetico.
Davanti alle camere sono stati piantati 350 alberi ed è stato costruito un vero e proprio giardino. L’albero è metafora di guarigione, quando si è ricoverati si sta in orizzontale, per poi tornare in verticale una volta guariti.
Realizzare un ospedale è complicato, abbiamo voluto combinare le tecniche tradizionali con le moderne tecnologie per ottenere una struttura innovativa e di eccellenza.
Deve essere una struttura per bambini, abbiamo usato il colore sulle pareti, personaggi animati e tanta luce naturale all’interno degli ambienti.»
Come è stato il rapporto con la popolazione locale?
«L’ospedale è stato realizzato grazie alla collaborazione tra squadre di professionisti provenienti dall’Italia e squadre di lavoro delle imprese locali.
È stato importante coinvolgere la popolazione locale perché la struttura sarà loro e nel prossimo futuro la dovranno gestire, per questo Emergency svolge settimanalmente corsi di sicurezza e di formazione del personale locale.
Uno degli obiettivi di questo centro è anche favorire la formazione e l’impiego di personale locale in modo che queste persone non siano costrette a espatriare per lavorare.»
Quali sono i progetti per il futuro?
«I lavori sono terminati e l’ospedale doveva essere inaugurato ad aprile 2020, uno staff di medici ed infermieri specializzati sarebbe dovuto andare in Uganda a cominciare il set-up e a formare la popolazione locale, ma a causa della pandemia è stato tutto rimandato.
Partiremo, spero, verso la fine di quest’anno.
Mi piace pensare che sia un edificio bello, ben realizzato, spero che diventi un punto di riferimento per questi paesi e che sia una sorta di seme da cui possa germinare un grande albero.»
Elena Antognozzi
© Credit immagini: courtesy of building site Emergency