Grande quanto un’asse da stiro, sfondo grigio e linee verde petrolio, quel dipinto non poteva costare 3.800 euro. Eppure, la cifra indicata era quella e il signor Giorgio doveva avere un’aria talmente stupita che la proprietaria della galleria – fraintendendo – si avvicinò per dirgli che quell’opera suscitava in lei lo stesso effetto: stupore.
Aggiustata la camicia e schiarita la voce, il signor Giorgio sorrise, raggiunse la moglie e si catapultò fuori sulla via di ritorno all’hotel. Un villaggio di artisti diceva la guida, un posto di matti, aveva pensato il signor Giorgio.
Il giorno dopo in ufficio, il signor Giorgio raccontò ai colleghi che l’opera non aveva titolo, ma che per lui un titolo l’aveva: Imbroglio, con la i maiuscola.
La sera, a casa, continuando la sua polemica, il signor Giorgio disse alla moglie che anche lui era capace di fare ‘opere’ del genere e per dimostrarlo, prese carta e penna e fece degli schizzi rabbiosi che a detta sua valevano almeno mille euro.
«Guarda che non è così semplice» – disse la moglie pazientemente – «Provaci tu a fare un dipinto e poi ne parliamo».
Così sfidato, il signor Giorgio prese il computer, selezionò il kit ‘primo artista’, aggiunse al carrello una tela delle stesse dimensioni di quella tanto criticata e scelse spedizione veloce. In meno di 2 giorni il materiale era già arrivato e il garage divenne un atelier di pittura. La prima sera il signor Giorgio fece delle prove per capire la consistenza delle tempere e l’utilizzo dei pennelli. La seconda sera fu dedicata ai colori e al capire come combinarli tra di loro per crearne degli altri. La terza sera il signor Giorgio preparò tutto per il grande inizio previsto per il weekend.
Finalmente giunse il sabato mattina e quando il signor Giorgio immerse il pennello nel colore blu e tracciò la prima linea sulla tela bianca, l’aria supponente scomparve dalla sua faccia.
Come era possibile che un semplice blu trasformasse in maniera radicale il bianco? Quanto prezioso poteva diventare un bianco accostato ad un blu? Quante sfumature si potevano ottenere dalla combinazione di due soli colori, e quanti, ma quanti tratti erano possibili con un solo pennello? Ogni millimetro di tela era un’occasione di scoperta e ogni tratto era capace di suscitare un’emozione diversa. La speranza si alternava alla frustrazione, che a volte diventava stupore, altre determinazione e infine riscoperta.
Nonostante la ricchezza di colori, per il signor Giorgio c’era sempre margine di perfezionamento.
Servirono punte più sottili, tonalità più brillanti, metodi coraggiosi e perseveranza. Ci vollero molte notti insonni per poter continuare il lavoro e passarono mesi prima che l’opera potesse dirsi completata. Quando ciò accadde, la moglie domandò: «Ci hai pensato allora? Al prezzo che daresti tu alla tua opera?».
Dopo un lungo momento di silenzio, contemplando la sua opera, il signor Giorgio rispose: «Non so che prezzo dare alla parte di me che è rinchiusa in quest’opera. Lo vedi quel solco tra il blu e il verde? Quello che nasconde un bianco quasi intatto? È in quella parte che capisci che forse non è questione di quanto costa un’opera, ma che nell’Arte, importa quanto essa vale».
Mishel Mantilla