La gara è annullata ma l’atleta corre lo stesso. Spara una pallottola in cielo, e parte. È velocissimo. Fa il giro della pista in uno stadio vuoto in cui rimbomba il rumore dei suoi passi. Stacca il traguardo. Finisce la sua corsa mentre la pioggia batte forte sul campo. Il corridore sorride e alza i pugni al cielo. Lui in fondo voleva questo: correre.
Il Salone del Libro – anche conosciuto con l’acronimo SalTo – è andato in scena in un clima surreale, spettrale, ma ce l’ha fatta. La pandemia gli ha portato via il pubblico, gli editori, il pane nel vero senso della parola, ma come per il corridore è stata la tenacia a permetterne l’esistenza: una vittoria tanto dolce quanto inaspettata.
Da giovedì a ieri sera (14-17 maggio 2020) si è svolta l’edizione straordinaria del Salone del Libro di Torino. L’iniziativa è stata lanciata in via telematica, dal momento che la l’emergenza Covid-19 ne ha reso impossibile la sua consueta organizzazione.
La sera di giovedì 14 maggio a Torino la Mole si è accesa proiettando la bandiera del Salone. «È un gesto simbolico, ma non lo avremmo creduto possibile fino a poche settimane fa» – afferma il direttore della fiera Nicola Lagioia dal suo profilo Facebook – «In questo momento è anche un piccolo gesto di ribellione in nome del fatto che la vita continua».
Ed è proprio dal simbolo di Torino che è iniziato il Festival. Nella sala del Museo del Cinema, nel ‘pancione’ della Mole Antonelliana, lo storico Alessandro Barbero ha tenuto una lezione sulle conseguenze della pandemia nella storia.
Da lì in avanti, scrittori, accademici e musicisti si sono susseguiti in tre giorni di programmazione, contando più di venti ore di diretta gratuita su Youtube. Tra questi, Catherine Camus, il Premio Nobel Joseph E. Stiglitz, Paolo Rumiz e Jovanotti.
L’attesa però è stata sicuramente riservata al gran finale di ieri sera (domenica 17 maggio): dalle 18 alle 23 lezioni, dialoghi, momenti musicali, teatrali e di poesia si sono interscambiati su un tema molto caro a noi lettori e scrittori del Polo: la speranza.
Un messaggio positivo commentato così da Paolo Mieli sul Corriere della Sera: «Storicamente, nei momenti di difficoltà la cultura ha sempre avuto un ruolo fondamentale».
C’è una performance in particolare che rapisce i cuori virtuali presenti: quella di Arturo Brachetti, che disegna sulla sabbia le illustrazioni del Piccolo Principe. Per chi se l’è persa, la consiglio vivamente:
L’ultimo ospite del SalTo 2020 è stato Roberto Saviano, che ha saputo offrire una chiave di lettura attorno alla figura del cittadino e al ruolo della Società Civile. Una riflessione che aveva inavvertitamente aperto il Salone con il richiamo del professor Barbero alla figura di Gaetano Salvemini.
«Anche se in modo residuale, la società civile conta ancora. Ed è nella società civile la risposta. La sua voce deve però declinarsi in un’azione politica unita. La speranza è quella di identificare nel disagio di ognuno di noi le cose che devono cambiare».
L’edizione Extra del Salone 2020 è stata dedicata ai familiari e alle vittime stesse della pandemia del Coronavirus.
«Al Salone è nato qualcosa di nuovo da poter replicare» afferma Nicola Lagioia. Quattro anni dopo che la Fiera del Libro di Milano ne aveva minacciato l’esistenza, quest’anno il Salone ha dovuto affrontare un altro banco di prova, quello della pandemia, uscendone rinvigorito e a testa alta. Un SalTo audace e improvviso ha superato anche l’ostacolo più alto.
Pietro Battaglini