Onde

Ci sono problemi che sembrano irrisolvibili. 

Domande senza risposta.

A volte può aiutare inforcare gli occhiali con le lenti di qualcun altro e provare, comunque, a vederci qualcosa.

Lucio Corsi, ad esempio, canta di un mondo dove sono le Onde ad alzarsi alla mattina e ad andare a dormire la sera.

Con il loro fare trafelato girano come ruote di bicicletta

Il loro vorticare, incessante, sembra non portare a nulla di nuovo.

Me le vedo in ufficio, le Onde, e pure al supermercato, che girano su sé stesse. 

Si muovono convulsamente, si affannano, eppure sembrano sempre allo stesso punto.

E il cerchio nel sale si arrugginisce e poi funziona male.

Salite non ce n’è, semmai discese sotto l’acqua poi risalendo punti dritto alla pancia di una barca.

In agguato fregature e false scorciatoie.

Forse. Ma c’è dell’altro.

Arrivano quei momenti in cui le Onde vanno dove nessuno tocca, dove nemmeno l’uomo più alto ci può andare.

Turbinio dopo turbinio, le Onde riescono a muoversi e scoprono di avere perfino la forza per distruggere i castelli (di sabbia?!) messi ad argine del loro cammino.

La cosa strana è che questo loro vorticare, questo loro modo di vivere, non è poi così piatto e noioso.

Anzi.

Alcune, perfino, crescono.

Onde che girano girando cambian faccia.

Alcune, perfino, si esaltano. Fanno le capriole.

La strada qui non c’è, c’è troppa vita.

Alla ricerca, spasmodica, costante, spesso convulsa, solo apparentemente ripetitiva, di qualcosa. 

Di quella soluzione? 

Di quella risposta? 

O del prossimo problema?

O della prossima domanda?

Cambiare prospettiva per vivere la vita. 

Onde che girano, girando cambian volto e dopo aver girato tutto il giorno tornano nel porto.

Non ho mai visto le Onde arrendersi.

Stefano Cavassa

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