La Biblioteca delle cose: perchè comprare quando puoi prendere in prestito?

Nella nostra società, la normalità è quella di comprare, utilizzare e gettare – o abbandonare in un ripostiglio – nel giro di poco tempo per poi ricominciare il ciclo. Nell’ultimo decennio però, grazie a modelli di economia alternativa come la Sharing Economy – si parla di car sharing, bike sharing, clothes sharing, food sharing, scooter sharing, book sharing e chi più ne ha più ne metta – sono nate tantissime idee e iniziative che hanno trasformato l’approccio dell’individuo all’economia. È proprio da questo modello, fuso con quello della Circular Economy, che intorno al 2015 sono nate, in giro per il mondo, le Library of Things.

Le Library of Things sono biblioteche di oggetti in cui si offre la possibilità, per pochi euro o a un costo annuale d’iscrizione, di prendere e dare in prestito beni di utilizzo quotidiano che vengono messi a disposizione da chi li ha comprati ma li usa sporadicamente.

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I vantaggi evidenti che apportano le Library of Things sono principalmente tre:

  1. Convenienza economica: molto spesso ormai comprare non conviene più perché esistono oggetti per fare qualsiasi cosa che una volta comprati vengono utilizzati poche volte nel corso dell’anno, rimanendo per la maggior parte del tempo sepolti sotto un metro di polvere e correndo il rischio quindi di rovinarsi e divenire ben presto obsoleti. Condividere e prestare sono azioni decisamente meno costose.

  2. Minore impatto sull’ambiente: attraverso la condivisione degli oggetti vengono ridotte drasticamente le tonnellate di rifiuti che quotidianamente si accumulano nelle discariche; inoltre nel lungo periodo l’utilizzo delle Library of Things potrebbe portare a una riduzione della domanda di prodotti e quindi un minore utilizzo (minore spreco) di risorse nella fase di produzione dei beni.

  3. Arricchimento sociale: le Library of Things sono un evidente strumento di connessione sociale che permette al vicinato di incontrarsi, conoscersi ed essere riconoscenti gli uni verso gli altri. Inoltre, la partecipazione a questo progetto e il prendere in prestito oggetti che sono di altri accresce il senso civico e la responsabilità delle persone che sanno di dover utilizzare correttamente e con cura gli oggetti poiché non sono i propri.

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Ogni Library of Things ha caratteristiche e regole diverse ma in generale è un modello facilmente riproducibile ovunque con grande semplicità. L’Oggettoteca di Firenze – per fare un esempio vicino a noi – richiede solo il pagamento di una quota annuale e di portare un oggetto da lasciare a disposizione per chi ne avesse bisogno. Questa Library of Things ha un’altra importante funzione sociale in quanto impiega persone provenienti da contesti sociali svantaggiati, altrimenti difficilmente introdotte al mondo del lavoro.

Pensiamo quindi a quanti oggetti compriamo solo per farne un utilizzo sporadico e poi abbandonarli su uno scaffale. E se quello scaffale diventasse di utilizzo pubblico?

Aloisia Morra

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