Spoiler alert: questa è una canzone contro l’insoddisfazione.
La sensazione di non sentirsi mai al posto giusto. Inadatti a ciò che facciamo o, più genericamente, disadattati.
Nicolò Carnesi, attraverso le note della sua Turisti d’appartamento, conduce tra le mura di una casa qualunque di una città qualunque. Come in un film, la scena è fissa su un personaggio che, solo e confuso, chiude gli occhi e, profondamente a disagio, si ferma a fare bilanci e confronti, imprigionato in una quotidianità che, spesso, non può mettere in pausa.
Ad un passo dal baratro, anzi, con lo sguardo già rivolto verso il vuoto pneumatico del vorrei ma non posso, il protagonista si alza dal letto.
Non ci si può lasciare andare.
Spesso non serve partire per chissà dove per sentirsi in pace. E allora la casa, prima fredda e inospitale, sarà improvvisamente piena di opportunità.
Il frigorifero sarà il Polo Nord – dove trovare la birretta ghiacciata da offrire a un amico; E la cucina un ristorante stellato – in cui improvvisarsi, motivati dagli ospiti da invitare a cena; Il letto un mare alle Maldive – fatto apposta per perdersi tra i silenzi e le carezze; Il lampadario il cielo stellato nel deserto del Cile – le cui luci, costanti, ispirano e guidano anche dopo una giornata faticosa.
Tra le mura di casa c’è un mondo dove ci si può riscoprire e farsi trascinare.
Ogni tanto, guardando quella vecchia foto finita chissà come sulla scrivania, ci si può perfino rincontrare. Torneranno alla mente vecchi ricordi e, se si è aperto il cassetto giusto, pure spunti per riprendere a camminare.
Perché tutti hanno bisogno di riscoprire qualcosa
Di fuggire alla monotonia, alla malinconia
Per innamorarsi di nuovo
Delle cose banali delle cose normali dei giorni futuri
Tutto qui
Tutto qui.
Stefano Cavassa
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