Fuori fa caldo.
Afa.
Che sia in ufficio, a casa o in biblioteca il desiderio è lo stesso: mollare tutto e andare al mare, al fresco.
Via la camicia e la cravatta, via i pantaloni lunghi, via le scarpe chiuse.
È arrivata la torrida estate e con lei il desiderio di spogliarci ma Nicolò Carnesi non parla dei vestiti e, con la sua Spogliati, confeziona un pezzo pieno di buoni propositi da portare sotto l’ombrellone; da riempire di crema protettiva perché, come la pelle di un bambino, i nostri obiettivi non possono affrontare immediatamente un’intera giornata di sole.
Ci vuole tempo.
È difficile, per esempio, separarsi da quel sorriso permanente stampato sul tuo viso che protegge dalle critiche ma insieme blocca e paralizza così come le paure che non ti fanno camminare.
Spogliarsi significa lasciarsi conoscere dagli altri e scoprirsi simili. L’estate sembra arrivata apposta: fatta di quelle lunghe chiacchierate senza giacca o filtri. Conoscere e conoscersi. La vita sorprendente se la passi con la gente.
Il caldo dell’estate, però, può anche dare alla testa.
Può ad esempio capitare che, sul più bello, con i piedi a mollo e addosso niente, come colti alla sprovvista sia qualcun altro a volerci rivestire, spesso, con un abito che non ci appartiene.
Ma se siamo noi a volerci (ri)vestire?
Magari di sane convinzioni, di leggeri pregiudizi e di sorrisi da sfoggiare al momento giusto.
Che farsene?
La canzone tiene aperto l’interrogativo lasciandoci come il bagnante in spiaggia con le mutande ormai abbassate e l’asciugamano tenuto stretto da una mano.
In equilibrio.
Allora, al momento giusto, forse è bello anche vestirsi. Essere stilisti consapevoli e osservatori, capaci di andare oltre la massa e il suo sguardo indifferente.
Il brano ci lascia a una festa al mare o a una grigliata tra i tetti della città, a un concerto con gli amici o sotto le stelle mano nella mano, così simili e, insieme, così curiosi di cogliere le differenze che ci valorizzano.
Adesso spogliati!
Stefano Cavassa