Kontiki e il coraggio di scommettere su qualcosa in cui si crede

Luglio 2023. Ci vediamo in carne e ossa, di nuovo. Sono passati mesi di riunioni tra Zoom e Meet, di messaggi Whatsapp e di caricamenti su WordPress. Finalmente, però ci possiamo abbracciare. 

La comunità de Il Polo Positivo si divide tra Milano, Torino, Genova, Bergamo, Novara e Forlì e ritrovarsi dal vivo è fondamentale per ricordarci il filo rosso che lega ognuno di noi. Ritrovarci nei nostri territori ha anche lo scopo di farci immergere nelle realtà che abitiamo

Questa volta siamo a Torino, in zona Vanchiglietta, dove incontriamo i ragazzi di Kontiki, un luogo nato da poco con l’obiettivo di riunire associazioni e movimenti con l’ambiente. Kontiki è anche la prima sede italiana di Fridays for Future. 

Parliamo con due di loro.

Polo Positivo: Come sei arrivato a bordo di Kontiki?

Kontiki: Ho partecipato alla preparazione del posto, ma in realtà sono arrivato in una seconda fase, in cui già sapevamo di avere questa struttura. L’esigenza di avere una sede risponde al bisogno di un luogo di aggregazione e di un punto di riferimento per la lotta per la giustizia climatica. 

PP: Quando ha aperto le sue porte alla cittadinanza?

K: L’inaugurazione è stata all’inizio di giugno. Qui c’era già un circolo Arci e […] ora stiamo costruendo una programmazione di eventi culturali  attraverso i quali farci conoscere: spettacoli, proiezioni di film, concerti e talk. Kontiki vuole diventare anche un punto di incontro, con il bar e la cucina, e un posto da poter frequentare. 

L’ultimo aspetto è quello di farne una casa per tutti i movimenti che si occupano di giustizia climatica e affini. Uno spazio fruibile in maniera gratuita. 

PP: Qual è il rapporto che questo luogo – Kontiki – ha con Fridays for Future Torino?

K: L’idea è quella che Kontiki e Fridays siano due cose diverse: ci sono due assemblee e persone che fanno parte di entrambe, però sono due realtà indipendenti. Sono passate anche XR o Una generazione, con l’idea di creare convergenza e allargarsi. Sarebbe interessante anche costruire un’assemblea cittadina nella visione di una lotta condivisa. 

PP: Da dove nasce il vostro nome, Kontiki?

K: Il nome Kontiki nasce da una storia divertente. Kontiki è il nome di una zattera utilizzata da un antropologo norvegese che aveva intuito che le popolazioni dell’Oceania arrivassero dal Sud America e non dall’Asia, come si era sempre creduto. Gli altri gli dicevano: “Guarda che è impossibile”, se non altro perché è impossibile attraversare il Pacifico con la tecnologia che avevano le civiltà precolombiane. Lui allora ha detto: Ci penso io, costruisco una zattera e vi faccio vedere che è possibile”. Effettivamente succede proprio questo!

La zattera si chiama Kontiki, una divinità del suolo e della pioggia venerata in Oceania.

Dimostrano così che è possibile e questa teoria diventa la metafora del credere in qualcosa, andando anche contro il parere comune che ti dice: “No, guarda stai sbagliando”, e [a cui tu rispondi]: “No, guarda. Forse siete voi che state sbagliando”, sulla discussione che riguarda la crisi climatica.

PP: Quali piani avete per il futuro?

K: Vogliamo che Kontiki diventi un modello da replicare e che altre città abbiano uno spazio così, dove aprirsi verso nuove persone che cercano di capire le ragioni dello sciopero, creando momenti di dibattiti per prepararsi con l’incontro di esperti.

Federica Mangano

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