Una chiacchierata con Giuseppe Lorenzetti, autore del libro “Adolescenza, riflessioni politicamente scorrette“.
Perché hai scelto un titolo apparentemente così provocatorio?
“Questo libro si prefigge di raccontare l’adolescenza e di essere allo stesso tempo uno strumento di denuncia sociale. Un amico scrittore l’ha definita una sorta di “pubblicazione militante”. I ragazzi sono i protagonisti, ma è protagonista anche la società che li ha dimenticati.
Senza la consapevolezza del danno subito non si può trovare la forza di battersi per un paradigma differente, ma oggi il linguaggio imperante nei media è perlopiù vuoto, buonista ed estremamente allineato. Per questo servono riflessioni “politicamente scorrette”, che dicano cose che a volte si preferirebbe ignorare.”
Come nasce l’idea di questo libro?
“Il libro nasce da una serie di coincidenze. Ero stato invitato a tenere una conferenza sull’adolescenza che all’ultimo è stata annullata. Ho deciso quindi di provare a trasformare i miei appunti in un testo, che ha preso forma durante l’estate. L’allora direttore editoriale di Emi, Marco Dotti, normalmente preso da numerosi impegni professionali, si trovava, nei giorni in cui gli ho mandato il manoscritto, a casa con l’influenza. Questa condizione gli ha permesso di trovare il tempo di leggerlo, ha creduto nel suo valore e ha deciso di darlo alle stampe.”

Vi è sempre più una deriva dei ragazzi che spinge alla ricerca spasmodica del successo immediato e dell’apparenza. Pensi che ci sia un’alternativa a questa tendenza?
“Penso che ci sia solo l’alternativa! La società esalta questi modelli attraverso le storie che vengono raccontate dai social network e dalla maggior parte delle serie tv. Gli influencer e gli youtuber mostrano una vita facile e spensierata e insegnano che non è necessario lottare e impegnarsi per ciò che si desidera. Molti ragazzi sono anestetizzati dalle droghe e dalla tecnologia. Si sentono abbandonati e traditi, ma il loro desiderio di realtà è invariato. E’ necessario ricostruire un dialogo a partire dall’ascolto. Il messaggio che deve passare è che vale la pena provarci, uscire di casa, incontrare l’altro nella relazione. Da questo dipende anche il futuro della nostra società.”
Qual è il rapporto tra gli adolescenti e la scrittura?
“La scrittura è sempre un gesto coraggioso, un atto creativo. La scuola “digitale” di oggi fa scrivere sempre di meno e collude con le spinte regressive dei ragazzi. Scrivere è difficile, costa fatica, ricerca interiore e ci mette di fronte ai nostri limiti. Se fai un errore sulla carta rimane e questo è difficile da accettare per un giovane, in una società che non tollera il fallimento. Scrivere aiuta a sviluppare il pensiero critico, a costruire un ragionamento complesso, che non si accontenta di slogan e facili spiegazioni di ciò che succede nel mondo. E’ quindi importante invogliare i ragazzi alla scrittura e, più in generale, a mettersi in gioco, a conoscere, a sperimentare.”
E tu come hai vissuto l’adolescenza?
“Io sono stato un adolescente inquieto, curioso, che ha avuto la fortuna di fare delle esperienze intense, senza mai sentirsi abbandonato da delle figure di riferimento. Spesso oggi, più che in passato, i ragazzi vengono iperprotetti, ma solo attraverso l’esperienza e l’errore c’è una possibilità di crescita. Bisogna saper stare al loro fianco, senza però impedirgli di vivere per paura dei rischi che la vita comporta. Questo accompagnamento che mette al centro l’ascolto è anche l’essenza del mio lavoro, sia nell’insegnamento che nei colloqui di counselling.
Come ti dicevo prima, i ragazzi oggi si sentono traditi dalle istituzioni che avrebbero dovuto prendersi cura di loro. Durante l’emergenza sanitaria, l’Italia, a differenza di altri Paesi, si è completamente dimenticata dei propri figli, creando una ferita che sta avendo e avrà delle conseguenze incalcolabili. E’ stato minato il valore della relazione e dunque il senso stesso della vita.
La nostra società si dirige rapidamente verso un modello ben espresso dal concetto di “metaverso”, un mondo di individui sempre più soli, chiusi nelle loro stanze davanti a uno schermo ed estremamente controllabili. Questo è il risultato di una società che ha scelto di farsi dirigere esclusivamente dalle logiche del mercato. Spetta agli adulti ricreare legami di fiducia nel cuore delle generazioni future, farli tornare a sognare e a desiderare, e poi ai giovani trovare il coraggio di battersi per un futuro diverso.”
Parlare di adolescenza non è mai facile, ma Giuseppe la racconta in maniera concreta, mostrando la realtà per quello che è. Più che un’intervista è stato un piacevole dialogo che ha donato a tutti noi tanti spunti di riflessione, avvicinando le varie generazioni.
Se vuoi leggere l’articolo dedicato al libro ecco il link, se invece qualcuno volesse leggere il libro ecco il link.
Credit immagini: link + Courtesy of Giuseppe Lorenzetti
Andrea Antoniazzi