Museo Hybrid: a Roma il primo museo a impatto zero.

Geo Florenti è un artista e innovatore da sempre interessato all’intersezionalità tra arte, scienza ed ecosostenibilità.  Citato spesso come un artista dell’ “eco-luce”, ormai da anni lavora a progetti volti ad abbattere il consumo energetico di spazi energivori, come quelli dei musei

Nel 2017 crea “CUBO”, un esempio di galleria d’arte illuminata a consumo zero. Esposta al MoMa di New York, l’installazione utilizza delle celle fotovoltaiche che riciclano la luce emessa da fonti luminose comunque utilizzate nel museo per illuminare la struttura a led del cubo. Sulla stessa scia nel 2019 crea la “lampada a consumo”. Qualche anno dopo, nel 2021, idea “Palazzo Hybrid”, un progetto-pilota all’interno del Palazzo Ducale di Gubbio che vede opere d’arte di Michelangelo, Canova, Bernini, illuminate da nuove tecnologie a impatto ambientale prossimo allo zero. 

L’installazione “CUBO”, 2017

Tecnologie, quelle di Florenti, che vengono consolidate e affinate nei due anni successivi diventando la base di un progetto ad oggi pionieristico: “Museo Hybrid”, il primo museo mondiale ad impatto zero. Il prescelto per questo innovativo progetto è il Museo Storico della Comunicazione di Roma, inaugurato nel 1982 e ad oggi spazio espositivo di numerosissime innovazioni tecnologiche nel mondo delle telecomunicazioni, con sede nel quartiere Eur della Capitale. 

Il progetto è stato presentato lo scorso marzo in occasione della Giornata Mondiale dell’Ingegneria per lo sviluppo sostenibile e sarà proprio in collaborazione col Dipartimento di Ingegneria dell’Università La Sapienza che il progetto prenderà vita. 

La presentazione del Museo Hybrid, marzo 2023

A proposito degli aspetti tecnici dell’opera, Florenti spiega che «per garantire all’umanità i servizi energetici primari ai quali è stata abituata è necessaria una rapida sostituzione delle tecnologie energetiche convenzionali, puntando su soluzioni ecocompatibili di facile realizzazione, passando a impiegare nelle componentistiche solo minime quantità di eco-materie prime attraverso processi di produzione a impatto zero». 

“Illuminati”, la prima esposizione a consumo zero, 2019

Concretamente, le tecnologie illuminotecniche del Museo Hybrid saranno composte da pochi materiali di produzione locale come ceramica auto indurente, cellulosa, minime quantità di ferro, date anche le evidenti difficoltà dal periodo pandemico di reperire materie prime da paesi tradizionalmente esportatori. Queste saranno impiegate in un impianto basato su unico trasformatore che andrà a servire con una corrente continua (DC) a bassissima tensione (tra i 12V e i 70V) i vari corpi illuminanti dello spazio museale, che saranno quindi privi di un alimentatore singolo, tradizionalmente usato per la conversione della corrente della rete elettrica 230V in corrente alternata (AC). Saranno inoltre impiegati piccoli pannelli fotovoltaici da interno, che catturando la luce dei corpi illuminanti la “ricicleranno”, contribuendo al sostentamento a impatto zero dell’ambiente. 

Con le suddette innovazioni, il progetto di Florenti  potrà abbattere i consumi quasi del 90%, rendendo a tutti gli effetti il Museo Storico della Comunicazione di Roma un “Museo Hybrid” a impatto – quasi – a zero.

Cecilia Verri


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