Mi piacciono le nostre conversazioni notturne. Sento la gola secca, probabilmente abbiamo parlato per ore.
«Ho la gola secca, vado a prendere dell’acqua». Faccio per alzarmi, ma mi precedi «No, stai lì, vado io». Un piccolo gesto che mi comunica tanto amore.
Ti alzi. Un minuto fa mi sembravi così piccolo, stretto tra le mie braccia. Ora sei così alto. Come fai?
Forse sta tutta qui l’intimità, permettere all’altro di farsi vedere piccoli.
Prendo la tua mano e la porto sulla mia guancia. Un ultimo scambio di affetto e calore prima di vederti scomparire in cucina.
Che strano, penso, che un giorno siamo estranei e poi di punto in bianco iniziamo a parlare una lingua che è solo nostra.
La prima parola detta in biblioteca con diffidenza e timidezza, seguita poche ore dopo da una chiacchierata disinibita davanti a uno spritz. Poi il primo bacio, la prima mostra, la prima colazione insieme, fino a fonderci completamente, ma conservando sempre la nostra unicità.
E io so che potrei tranquillamente esistere senza di te e tu senza di me, però insieme sembra tutto più bello. So che ci ameremo finché lo vorremo, con libertà.
Torni in stanza con un bicchiere d’acqua in mano. «Tu non hai fame? Io sto morendo di fame», mi chiedi passandomi il bicchiere.
«Mmm, boh no», bevo.
«Aglio, olio e peperoncino?».
«Sì dai» e un sorrisetto mi si stampa sulle labbra mentre ti restituisco il bicchiere.
Scompari di nuovo in cucina.
Fisso il soffitto e continuo a pensare al nostro linguaggio di coppia, alle volte in cui scoppiamo a ridere in mezzo agli sguardi confusi delle persone, a questa lingua fatta di citazioni, riferimenti, giochi di parole che forse un po’ ci rappresentano.
Penso a quando da piccola mi sentivo dire che io e le mie amiche eravamo uguali, che parlavamo nello stesso modo. Anche io e loro abbiamo il nostro linguaggio, il nostro vocabolario costruito in anni di amicizia ed esperienze vissute insieme. Sono sicura che anche se smettessimo di essere amiche e ci incontrassimo tra vent’anni, saremmo in grado di capirci al volo parlando la nostra lingua.
Abitiamo queste parole, questi gesti, questi modi di fare fin da quando ci siamo conosciute e c’è un’intera vita qui dentro.
Tutte le volte che entriamo in intimità con qualcuno iniziamo a creare un nuovo vocabolario, tutto nostro.
La tua voce interrompe il mio flusso di pensieri, «Vieni a mangiare?».
«Arrivo! Hai messo tanto peperoncino come piace a me?». Salto fuori dal letto per raggiungerti in cucina.
Anche la pasta con aglio, olio e peperoncino fa parte del nostro linguaggio.
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Melda Mehja