Professione: Educatrice Museale

Mi chiamo Barbara, ho 28 anni e sono un’educatrice museale. 

Ho una laurea in storia e critica dell’arte, conseguita con tutto l’amore e l’orgoglio del mondo ormai quasi due anni fa. 

Ho iniziato a lavorare nei musei nel pieno dell’università e da allora sono passati cinque anni e innumerevoli mansioni. Una cosa è rimasta immutata: la quasi totale incomprensione della maggior parte della gente nei confronti del mio lavoro.

Ammetto, fino a poco più di un anno fa io stessa faticavo a definirmi, perché – diciamolo! – questo Bel Paese non aiuta a rendere concreto il mestiere di chi lavora nel settore culturale. 

E allora alla sempre più frequente domanda “che lavoro fai?”, mi trovavo ad inciampare in nebulose e lunghe perifrasi, alternate ad ermetici ed altrettanto nebulosi “lavoro nei musei”. Nessuna delle mie risposte, ad ogni modo, soddisfaceva i miei interlocutori. E, insoddisfatta ero anche io, di fronte alla mia incapacità di dare una concretezza verbale a ciò che occupava buona parte delle mie giornate. “Cuoco”, “medico”, “insegnante”: quella concretezza lì. 

Una volta, anni fa, durante una mostra d’arte contemporanea mi ritrovai a raccontare ad un gruppo di signori decisamente scettici il mondo che l’artista celava dietro alle sue opere, sempre e solo disseminate di righe. Ricordo bene il loro sguardo poco convinto, ma soprattutto ricordo cosa pensai in quel momento: “vorrei poteste vedere questa sinfonia di righe con i miei occhi, vorrei poteste vedere il suono stupendo che fa”

Il punto era quello. Partire dagli occhi.

Oggi, oltre a dire con convinzione il mio nome e la mia età, posso aggiungere con la stessa convinzione anche la mia professione. Sono un’educatrice museale. Lavoro nei musei, sì, e faccio un lavoro ben preciso. Il mio ruolo è educare lo sguardo; è insegnare ogni giorno agli occhi delle persone – che siano occhi di bambini di tre anni, o quelli di signore di settanta – ad essere curiosi, a riempirsi di domande e di stupore

Durante ogni visita che svolgo cerco di non limitarmi a prestare la mia voce e le mie conoscenze alle persone che sono con me; provo a prestare loro anche i miei occhi.

Barbara Talarico