Arrampicare all’aperto può cambiare il mondo? Sì, se a scalare la montagna è una donna iraniana senza velo. Nella Repubblica islamica dell’Iran, inoltre, il kickboxing o qualsiasi altra forma di arte marziale sono spesso considerati sport da uomo: ogni donna che osa praticare queste attività compie un atto coraggioso e sta iniziando la sua piccola, grande rivoluzione.
Il legame tra arrampicata e kickboxing è evidenziato nella mostra fotografica internazionale “R-women- essere donne in un mondo complesso”, ospitata all’ecomuseo del Freidano di Settimo Torinese dall’8 al 30 marzo, organizzata dall’associazione Sapori Reclusi. La mostra fotografica raccoglie 45 scatti di fotografi iraniani che si pongono l’obiettivo di mostrare al mondo momenti di vita quotidiana delle donne iraniane che ormai da anni si oppongono al regime.

Ecco alcuni scatti:

Lo scatto immortala una donna iraniana che scala in montagna. In Iran è vietato per le donne arrampicare all’aperto.

Due donne iraniane praticano arti marziali con il capo coperto, come impone la legge islamica.
Conosciamo tutti la storia di Masha Amini, la ventiduenne iraniana che lo scorso 13 settembre è stata arrestata dalla polizia religiosa a Teheran perché non indossava il velo nel modo corretto – forse perché troppo allentato – e morta in ospedale dopo 3 giorni di coma probabilmente per le violenze subite. La sua morte ha alimentato le proteste di un gruppo di giovani donne, che sono scese in piazza con lo slogan “donna, vita e libertà” e continua tutt’ora.
Non conosciamo però tante altre storie di donne iraniane, che vivono quotidianamente sotto il controllo della Polizia Morale, che limita ogni loro decisione oltre che a ledere i loro più essenziali diritti. In Iran le donne non solo libere di uscire da sole, di cantare, di vestirsi come preferiscono e persino di praticare sport, se non rigorosamente coperte con l’hijab. Significativa è la storia della climber iraniana Nasim Eshqi, che è la prima e, per ora, l’unica donna nel suo paese a proporre nuove vie di arrampicata in Iran, nonostante la legge vieti alle donne di scalare outdoor.
Lo sport e ogni altra scelta di vita quotidiana, dunque, si affermano come strumenti di lotta silenziosa per i propri diritti, nonché di libertà. La fotografia è strumento per dare voce a queste donne coraggiose.
Sara Salerno