Durante il mio percorso di studi in scienze filosofiche, mi chiedevo spesso se la filosofia potesse porsi al servizio della società nella vita quotidiana. L’incontro con il progetto “Filosofare a scuola” è stata la risposta. Dal 2018 faccio parte dell’equipe della prof.ssa Paola Muller, docente dell’Università Cattolica di Milano.
Il progetto “Filosofare a scuola”, rivolto ai bambini dell’ultimo anno della scuola dell’infanzia e agli studenti della scuola primaria, si configura come una sfida educativa partendo dagli studi di Lipman e Martens, il cui approccio filosofico per e con i bambini ha attirato l’attenzione di illustri docenti dell’Università Cattolica di Milano, tra i quali il prof. R. Radice e la dott.ssa L. Moschino. Dal 2016 la proposta è stata ripresa e rinnovata dalla prof.ssa Paola Muller, attualmente referente scientifica del progetto, che, insieme alla sua equipe, porta avanti l’iniziativa in varie scuole di Milano, come il Leone XIII o l’Istituto Madre Cabrini, pioniere della proposta.

Gli studiosi precisano che si tratta di filosofare con i bambini e non di fare lezioni di filosofia, ovvero insegnare il pensiero dei filosofi e, di conseguenza, semplificare e ridurre la filosofia alla portata del bambino. Come suggerisce E. Martens «La definizione… ‘filosofare con i bambini’ sottolinea il carattere della filosofia come attività condivisa nel senso di una didattica dialogico pragmatica della filosofia».
L’attività, infatti, si presenta sotto forma di laboratorio durante il quale il docente facilitatore guida il dialogo tra i bambini, che sono disposti in cerchio. Il laboratorio prevede un ciclo di quattro incontri in cui sono affrontate tematiche filosofiche diverse, a seconda dell’età degli alunni.

Solitamente il primo incontro inizia con un giro di presentazioni e si focalizza sul ‘NOME’: il docente facilitatore stimola il piano della discussione attraverso alcune domande, come “che cosa ci dice il nome di noi? E il soprannome? Il nome esaurisce ciò che siamo?”. Gli incontri successivi affrontano la distinzione tra nomi, immagini e cose e il docente facilita il dialogo attraverso domande, quali “ogni cosa ha un nome? Puoi pensare a una cosa senza saperne il nome? Le parole sono cose? Hanno un nome? Ci sono nomi per le cose che non esistono? Ci sono cose che hanno più nomi?”
Il piano della discussione è sempre intervallato da attività di gruppo inerenti alla tematica proposta, sia per necessità, in quanto la capacità di tenuta di ascolto e di dialogo in cerchio si sviluppa con l’età del bambino, sia per stimolare l’abilità di lavorare in team e incentivare la competenza del problem solving.
Dunque, il laboratorio di filosofare con i bambini sensibilizza alla meraviglia attraverso le domande, promuove l’uso della ragione per esprimere in modo chiaro i propri pensieri, utilizza il dialogo per educare al pensiero logico attraverso l’ascolto reciproco, sviluppa l’abilità della concettualizzazione, partendo da un’intuizione, e favorisce una prospettiva critica.

Se la filosofia conduce a una maggiore consapevolezza del mondo che ci circonda e a una più profonda conoscenza di noi stessi e dell’uomo, filosofare con i bambini accompagna concretamente l’uomo verso la sua autentica realizzazione, andare oltre sé stesso. Come insegna Aristotele, l’ente non coincide con una mera presenza, ma risulta teso verso una piena realizzazione di sè. Dunque lo scopo della vita umana non è solo quello dell’autoconservazione biologica, ma è raggiungere la perfezione della propria natura, che per l’uomo consiste nel domandare e intellegere. Tuttavia la riflessione sulle cose e su noi stessi è un trascendere e la trascendenza conduce, prima o poi, a Dio.
Allora educare i più piccoli a interrogarsi sul creato si configura anche come un piccolo grande passo verso la custodia di quei valori propriamente umani -cristiani nei quali è racchiusa la vita.
Jessica Diolaiuti
Credit immagini: Courtesy of Jessica Diolaiuti