Ritratto di Irina Karamanos: la first lady cilena che first lady non vuole esserlo

Irina Karamanos è la compagna del presidente cileno Gabriel Boric e quando lui è stato eletto è diventata la first lady del paese. A fine 2022 ha rinunciato al ruolo e si sta battendo perché questo sia abolito del tutto, perché ritiene che sia poco democratico e basato su stereotipi di genere.

Irina Karamanos ha 33 anni, è figlia di un insegnante greco e una traduttrice uruguaiana di origini tedesche. Si è laureata in Germania in scienze dell’educazione e antropologia. Famosa attivista e femminista, tornata in Cile fu tra le fondatrici del partito Movimiento Autonomista, da cui è poi nato il partito di sinistra del suo compagno Gabriel Boric, Convergencia Social. Divenne poi leader del Frente Feminista, una sezione del partito che raduna quattro movimenti femministi cileni.

Karamanos ha sempre sostenuto la campagna elettorale di Gabriel Boric, che con la sua vittoria è diventato il più giovane leader dell’America Latina. In più occasioni Karamanos aveva affermato di voler ripensare e rivedere la figura della first lady, considerandola poco democratica e basata su stereotipi di genere, dicendo di non sentirsi “né prima né signora”

Una volta che Boric si insediò come presidente del Paese, decise di aderire al suo incarico, nonostante le critiche di non pochi movimenti femministi, confermando però di voler rivalutare il suo ruolo, ma lentamente, convinta che i cambiamenti vadano portati avanti lentamente per essere anche approvati dalla popolazione. 

Nel corso di questi mesi Karamanos ha preso parte con interesse a eventi organizzati dalle sei fondazioni che presiede in quanto first lady cilena e che si occupano di diritto all’educazione, parità di genere, educazione musicale, economia circolare, preservazione dell’artigianato e gestione di un museo della scienza, tutti temi che seguono la sua ideologia politica e sociale. È convinta però che la gestione di queste fondazioni si addica maggiormente a ministeri che potrebbero occuparsene con più competenza.

Questo porterebbe a cambiamenti alla burocrazia del Paese e sopratutto alla tradizione cilena. A inizio ottobre 2022, infatti, ha riferito ai finanziatori della fondazione del museo della scienza che la coordinazione del museo sarebbe stata assegnata a una figura scelta dal ministro della cultura, ricevendo all’unanimità il consenso del consiglio.

Il concetto di first lady nacque negli Stati Uniti, nei primi anni dell’Ottocento, con Dolley Madison, la moglie del quarto presidente James Madison, che fece arredare la Casa Bianca e organizzò eventi sociali per tutti i rappresentanti dei diversi partiti.

Successivamente, Eleonor Roosevelt e Jacqueline Kennedy contribuirono a promuovere la figura della first lady nell’immaginario della popolazione, tanto che oggi ci si aspetta sempre che la compagna o la moglie del presidente seguano il presidente a ogni evento sociale o incontro pubblico.

In America Latina ci sono stati degli esempi di first lady che si sono sottratte al ruolo sociale prescritto dalla tradizione: Beatriz Gutiérrez Müller, per esempio, ha continuato a insegnare all’università durante il mandato del marito ed ex presidente del Messico López Obrador. La scelta di Karamanos è stata definita da Katherine Jellison, storica dell’università dell’Ohio, “dinamite politica”, volendo cambiare radicalmente il ruolo di first lady e non renderlo solamente un’eccezione.

Karamanos ha detto di voler continuare a sostenere il marito e accompagnarlo a varie ricorrenze, ma facendolo per sua libera scelta e senza sentirlo un obbligo, per esempio rinunciando a partecipare al Summit annuale delle first ladies.

La scelta politica e ideologica di Karamanos non sarà sicuramente facile da perseguire e da portare a compimento, specialmente perché la stessa popolazione cilena non vede il suo obiettivo del tutto corretto, considerandolo troppo radicale. Secondo alcuni sarebbe meglio modernizzare il ruolo, invece di eliminarlo del tutto.

Karamanos ritiene che eliminare questi poteri potrebbe rafforzare i partner e le partner dei futuri presidenti, per una questione di autonomia, professionale ed economica. Intervistata da un gruppo di ricercatrici di scienze politiche e studi di genere, Karamanos ha dichiarato che, oltre a eliminare l’incarico di first lady, questo sarebbe un passo avanti per eliminare i ruoli di genere nella presidenza.

Ha raccontato che spesso molti cittadini e molte cittadine le hanno raccomandato di prendersi cura del presidente, e lei spesso ha dovuto rispondere che «Ovviamente si sarebbe presa cura di lui», ma cosa sarebbe accaduto altrimenti? «Il presidente non sarebbe stato autosufficiente?».

Vorrebbe quindi cancellare il concetto, che è portato avanti da secoli, che ci si possa fidare di un uomo di potere solamente se accanto ha una donna che gli dia equilibrio, e allo stesso tempo che una donna compagna di un uomo politicamente importante non possa portare avanti la propria carriera e le proprie passioni.

Marta Schiavone

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