Marina Tex: un mare di risorse

Marina Tex è un perfetto esempio di economia circolare: una bioplastica traslucida e flessibile, proveniente da scarti del pesce, prevalentemente pelle e scaglie, e alghe rosse, utilizzabile per gli imballaggi monouso
Lucy Hughes, laureata all’università del Sussex in Design del prodotto, ha ideato Marina Tex come progetto per l’esame finale del suo ultimo anno universitario: durante una serie di esperimenti ha constatato come un merluzzo bianco potrebbe generare rifiuti organici sufficienti per produrre 1400 sacchi di Marina Tex. Lucy aveva inizialmente identificato una serie di rifiuti su cui lavorare, come frattaglie, esoscheletri di crostacei, pelli e squame di pesce, scoprendo come queste ultime siano dotate di un grande potenziale grazie alla loro flessibilità e alle proteine che ne abilitano la forza

Nella sua intervista per il canale televisivo TRT World, Lucy parla di come ha ideato questa bioplastica:
«Ho creato Marina Tex per il mio progetto dell’ultimo anno, un materiale biodegradabile proveniente da materiali organici: utilizzo i rifiuti dell’industria della pesca combinandoli con leganti del mare e ho utilizzato alghe rosse per creare un’alternativa alla pellicola di plastica. 
Quando ho sentito le bucce e le squame nelle mie mani ho potuto in qualche modo vedere che c’era del potenziale rinchiuso in esse. Era così flessibile, ma forte: mi ha colpito che la natura possa fare così tanto da così poco. Perché abbiamo bisogno di avere centinaia di polimeri artificiali quando la natura ne ha già così tanti disponibili?»

Marina Tex presenta un tasso di biodegradabilità che si estende dalle quattro alle sei settimane e, a differenza di alcune materie plastiche che richiedono una produzione a 150 °C, utilizza una temperatura inferiore a 100 °C . 

Ad AlleyOop Lucy spiega: «Ho due importanti fonti di ispirazione dietro il progetto. La prima è la nostra eccessiva dipendenza dalla plastica e il danno che ha successivamente causato all’ambiente. La seconda fonte di ispirazione è stato lo studio dei principi dell’economia circolare e di come sia disponibile un sistema praticabile che sia rigenerativo grazie al design. Tutto ciò mi ha ispirato a valorizzare i rifiuti come risorsa. Dopo questa vittoria continuerò a combattere contro i rifiuti. Non solo possiamo apportare cambiamenti con le nostre azioni, ma come consumatori possiamo incoraggiare a sostenere le aziende che stanno già cambiando i loro sistemi con i nostri acquisti, per diventare più responsabili verso il pianeta».

Per questo progetto Lucy ha vinto nel 2019 il premio James Dyson Award, nome proveniente da Sir James Dyson, fondatore dell’omonima azienda. James Dyson ha dichiarato, a proposito di Marina Tex: «I giovani ingegneri sono mossi dalla passione, dalla consapevolezza e dall’intelligenza necessaria per risolvere alcuni dei più grandi problemi attuali. Il James Dyson Award quest’anno ha ricevuto alcune idee veramente stimolanti, rendendo molto difficile la scelta. Inoltre, mai come quest’anno hanno partecipato tante donne. Alla fine la scelta è ricaduta sull’idea di cui il mondo di oggi non può fare a meno. Marina Tex risolve brillantemente due problemi: l’onnipresenza della plastica monouso e lo smaltimento degli scarti del pesce. Nuovi sforzi in ricerca e sviluppo garantiranno che Marina Tex si evolva ulteriormente e spero che diventi parte di una risposta globale all’eccesso di plastica monouso».

Marta Federico

© Credit immagini: link + link

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