Ma che ci vai a fare a Tor Marancia?

Sono trenta minuti di autobus da Roma Termini. La linea è la L80. Parte dal piazzale degli autobus, quello proprio davanti alla stazione. La direzione? Tor Marancia. Da Roma Termini partono moltissimi autobus e capire da dove parte l’L80 non è facile. Se chiedete a qualche autista, a qualche controllore, alla biglietteria, forse non sapranno aiutarvi. «Che cosa ci vai a fare a Tor Marancia?». Effettivamente, non è come chiedere indicazioni per il Colosseo. 

«Ma che ci vai a fare a Tor Marancia?».

Dopo mezz’ora di autobus, ci sono ancora dieci minuti a piedi prima di arrivare davanti alla risposta alla fantomatica domanda: «Perché tutta questa fatica per arrivare a Tor Marancia?» (che sottintende l’implicito «Ma non era abbastanza bello il Colosseo?»). 

A Tor Marancia, borgata situata a sud di Roma, tra la Garbatella e il quartiere dell’EUR, si trova un’incredibile manifestazione di arte urbana. Siamo davanti a un ‘bosco’ di condomini popolari costruiti nel 1947, tutti identici e decisamente anonimi, o almeno così dovevano apparire fino al 2015, anno in cui un gruppo eterogeneo di street artist venne incaricato di un atto di riqualificazione urbana. I condomini di Tor Marancia, oltre a godere dell’evidente merito di essere incredibilmente belli, vantano anche un vero e proprio primato riportato, infatti, orgogliosamente sulla targhetta che si incontra non appena varcata la soglia d’accesso del lotto: «gli abitanti del lotto I di Tor Marancia ringraziano il Prof. Emmanuele F.M. Emanuele per aver realizzato il primo museo condominiale al mondo portando rinnovamento e speranza. Grazie presidente». 

Si tratta, dunque, di un vero e proprio museo a cielo aperto; un museo con pochi, pochissimi visitatori, ma molti, moltissimi abitanti – sono 500 le famiglie che vivono negli 11 condomini. Un museo fatto di enormi e coloratissime opere su alti muri che si incastrano indissolubilmente con la quotidianità delle vite di chi quei muri li abita: panni stesi sui fili, balconi pieni di oggetti di ogni sorta: annaffiatoi, vasi di fiori, sedie di plastica, tende tirate a metà.
Ci si sente incredibilmente piccoli davanti a quei giganti di cemento, quando, con gli occhi alzati verso l’alto, si cerca di catturare l’interezza dei murales. Ci si sente anche un po’ degli intrusi, inizialmente, quando, in punta di piedi, si varca la soglia del lotto, infilandosi a tutti gli effetti nelle vite degli altri. Ma dopo i primi passi incerti, sarà impossibile non desiderare di guardare i 22 murales – due su ognuno degli 11 condomini – da ogni angolazione per un’infinità di tempo. 

Il museo condominiale di Tor Marancia è senz’ombra di dubbio un caso di riqualificazione urbana ben riuscito, uno di quei casi in cui ‘l’arte di imbrattare i muri’ ha dato i suoi frutti migliori; i murales sono tutti incredibilmente belli e stupiscono per la varietà di soggetti e di stili. Ma non sarebbe potuto essere altrimenti: ogni murales è un mondo, una facciata esterna che racconta a sua volta un’infinita varietà di mondi, quelli interni, celati dietro alle mura. 

Barbara Talarico

© Credits immagini: Courtesy Barbara Talarico

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto Twitter

Stai commentando usando il tuo account Twitter. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.