L’idea nasce negli Anni Cinquanta a New York, a più di seimila chilometri dal paese natale di Costantino Nivola, Orani. La metropoli statunitense è impegnata in quegli anni in un grande fermento culturale, che porta Nivola a stringere amicizia, tra gli altri, con il caposcuola razionalista Le Corbusier, col quale condivide momenti personali della sua vita, nonché la sua poetica di ricerca di una ‘sintesi delle arti’.
Il progetto Orani Pergola Village nasce come opera d’arte ambientale atta a rafforzare il senso di comunità degli abitanti, trasformando le strade e gli spazi pubblici in luoghi intimi, protetti da un soffitto verde. Ad esclusione della piazza principale, ritenuta una grande stanza recintata secondo la tradizione mediterranea, l’intero impianto urbano vedeva la copertura di un innesto vegetale composto da piante rampicanti a differenti tonalità cromatiche, adagiate su un pergolato in legno o metallo. Come ulteriore segno del legame sociale Nivola pensa a un intonaco bianco comune a tutte le case, a esclusione di uno zoccolo, una sottile striscia orizzontale sulla base delle abitazioni, in blu oltremare.
A distanza di quasi settant’anni l’idea dell’artista sardo viene rilanciata dalle amministrazioni locali: in breve tempo coinvolgendo istituzioni, associazioni e cittadini, il Comune di Orani ha iniziato la rigenerazione urbanistica del centro storico con un architetto d’eccezione, l’archistar Stefano Boeri. La realizzazione è incredibile: oltre al pregio estetico (e quindi immobiliare) che l’intervento rifonda, l’impatto sociale si è potuto registrare nell’ampia partecipazione che la comunità locale ha dimostrato in occasione degli eventi e delle manifestazioni organizzate in città. Un esempio tra tutti, Artijanus/Artijanas, evento nato dalla collaborazione di Triennale di Milano e Fondazione di Sardegna, dedicato alla relazione del lavoro artigiano dei piccoli paesi con il design industriale.
La visione dell’arte per Nivola è sintetica, ma non si limita a un intreccio tra pittura, scultura e architettura. Essa racchiude il seme della contemporaneità, in cui l’ambiente o altri fattori ‘non fisicamente tangibili’ come quello sociale giocano un ruolo sempre più importante nei processi urbanistici ed edilizi. In anticipo di più di mezzo secolo, l’architetto di Orani ci insegna la positività nei difficili contesti del Mezzogiorno, non tramite progetti faraonici ma attraverso la coesione, il pennello, il legno, la condivisione.
Francesco Fiori