Passo dopo passo si era allontanato da casa verso un posto che qualcuno aveva chiamato promessa, sogno, speranza.
Ogni passo in avanti era un passo che lo allontanava dalle proprie radici e ogni pausa era un momento in cui farsi forza, respirare, scacciare i ripensamenti e continuare. Non c’era altra scelta se non quella di continuare, sotto la pioggia o il sole cocente, nonostante la fatica, nonostante la solitudine e nonostante la suola delle scarpe si consumasse a vista d’occhio, come probabilmente facevano tendini, muscoli e nervi.
C’erano giorni in cui quel corpo era solo e soltanto un ammasso di alienazione e inerzia, in un silenzio carico di ricordi, accompagnato dal rimpianto di non aver detto, per l’ultima volta, con forza, «A presto».
C’erano altri giorni, invece, in cui un’euforia incontrollabile lo invadeva, spingendolo a continuare con tenacia, persuaso ed estremamente convinto che tutto sarebbe stato diverso, una volta arrivato.
Ma l’arrivo non giungeva mai e passo dopo passo anche le speranze si logoravano.
I fiori, a volte, sapevano dargli la forza di credere che una nuova realtà fosse possibile. Si ricordava spesso dei fiori gialli che aveva lasciato sulla veranda della finestra che dava sul cortile, là dove all’ora di cena tutti gli aromi si concentravano in una danza appetitosa e avvolgente. Quanti i dispetti di una mente che risente di una pancia vuota e quanti i pensieri non richiesti che si precipitano nelle ore più buie, nei vicoli di un non posto, luoghi che per gli altri non esistono. Sprofondare nel sonno è più faticoso che ritrovare le energie per i nuovi passi da percorrere domani, ma è quel sorriso in testa che lo convince, ogni sera, ogni notte, a ordinare a ogni parte del suo essere di farsi forza e di continuare. Un sorriso dolce come il miele sul pane caldo, fragrante come le onde di quel mare che ha dovuto lasciare, semplice come la speranza di ritrovarlo, presto. Non passa giorno che lui non pensi a quell’unico sorriso capace di ridargli forza e coraggio e in ogni tramonto, ovunque si trovi, ovunque guardi, sotto i raggi di un sole che lentamente saluta il mondo, in ogni tramonto lui ritrova il calore di quel sorriso anelato.
NB. Questo racconto nasce in occasione della Giornata mondiale del migrante e del rifugiato che si celebra il 20 giugno, per ricordare che ogni giorno, ogni passo, è un momento da non dimenticare.
Mishel Mantilla
© Credit immagini: Courtesy Mishel Mantilla