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Resistere nei borghi che si spopolano, mantenendo vive le tradizioni e la storia locale: è questa la ribellione contemporanea di molti uomini e donne che scelgono oggi di abitare le aree interne del nostro paese. Nella poco conosciuta Val Borbera, zona appenninica tra Piemonte e Liguria, nasce un progetto di turismo lento, volto a valorizzare il territorio e le realtà virtuose che lo abitano: è il Cammino dei Ribelli. Ne ho parlato con Giacomo, curatore dell’iniziativa.

Cos’è il Cammino dei Ribelli e come nasce il progetto?
«Il Cammino dei Ribelli nasce con l’obiettivo di rilanciare lo spopolato territorio della Val Borbera attraverso un’esperienza che possa connettere coloro che percorrono i suoi sentieri con gli abitanti della valle e con i progetti che portano avanti per tenere viva la sua cultura. Il Cammino dei Ribelli è quindi un cammino sociale, che, come altri in Italia, vuole creare un legame tra i visitatori e i territori.
La Val Borbera, nel tempo, è sempre stata un luogo di resistenza: da rifugio delle tribù dei Liguri in epoca romana a importante teatro della Resistenza partigiana che giocò un ruolo fondamentale nella liberazione di Genova. I ribelli di oggi sono, a mio parere, coloro che scelgono di risiedere in questi territori e di investire nella loro valorizzazione.»

Quali sono le tappe principali del percorso?
«Le tappe sono in totale sette, pensate idealmente per sette giornate di cammino, anche se il percorso si presta a variazioni in base alle esigenze di chi lo percorre. Non è un percorso adatto a camminatori alle prime armi perché presenta anche dei dislivelli.
Lungo il cammino è possibile essere accolti nelle tante realtà che animano la Val Borbera: aziende agricole, cooperative e cascine che portano avanti le tradizioni locali.»
Non resta che preparare lo zaino e incamminarsi alla scoperta della bellezza ribelle della Val Borbera!
Silvia D’Ambrosio
© Credit immagini: Courtesy Luca D’Alessandro