Solidarietà alimentare: un progetto utile che crea legami

Il progetto di Solidarietà alimentare è nato a Torino, nel maggio 2020, grazie a un gruppo di amici che, osservando il mondo attorno a loro, si sono chiesti come potessero contribuire in un momento difficile per molti. Beatrice ha 28 anni ed è una delle fondatrici del progetto: «Vedevamo intorno a noi parenti e conoscenti che stavano perdendo il lavoro, volevamo in qualche modo renderci utili. Un nostro amico ha il papà grossista che lavora ai mercati generali e ci ha proposto di farvi un giro per vedere se ci fosse del cibo che sarebbe stato scartato e buttato. La prima settimana siamo riusciti a recuperare un solo bancale. Oggi invece arriviamo anche a 55 bancali di frutta e verdura».

Ogni venerdì mattina, i volontari di Solidarietà alimentare, si recano ai mercati generali del CAAT [Centro Agro-Alimentare Torino, NdR] per raccogliere le eccedenze alimentari ricevute dai grossisti. Recuperate le cassette di frutta e verdura, comincia il controllo qualità per selezionare gli alimenti che possono essere destinati al consumo, per poi conservarli nella cella frigo. Nella giornata di sabato, invece, arrivano i volontari di varie associazioni per recuperare le ceste miste e distribuirle ai nuclei familiari in difficoltà. Giorgio, studente, attivista e, tra le altre cose, volontario di Solidarietà alimentare, racconta come il progetto abbia permesso alle associazioni di allearsi o anche semplicemente incontrarsi. Alcuni esempi sono: il Comitato di zona Aurora, la Comunità peruviana Orpetu e la Comunità della moschea di Torino, tre realtà che hanno occasione di conoscersi, in quanto progetti diversi, ma soprattutto di riconoscersi in un’unica missione dai valori comuni.

Solidarietà alimentare sta aprendo anche dei centri di distribuzione sul territorio cittadino per consegnare gli alimenti direttamente al consumatore. Beatrice spiega: «Abbiamo avuto molte richieste da parte di persone che ancora non rientrano nelle dinamiche associative. Il nostro obiettivo è quello di arrivare a tutti, vogliamo intercettare anche chi ha avuto difficoltà da quest’anno e che prima non rientrava nei progetti istituzionali». Un progetto futuro è quello di proporre alle scuole di andare a visitare i mercati generali per sensibilizzare i ragazzi allo spreco che c’è ancor prima che gli alimenti vengano distribuiti nei supermercati. «Il CAAT è come un’enorme città» – racconta Giorgio – «visitarla mi ha permesso di scoprire una realtà parallela in cui molte persone lavorano di notte per far sì che il cibo venga distribuito a noi consumatori durante il giorno».

Il punto di forza di Solidarietà alimentare è avere un rimando immediato e concreto del proprio lavoro in base a quanta frutta e verdura arriva nelle mani delle persone che hanno bisogno. Questo ha un impatto importante che fa sì che partecipino ragazzi e ragazze alla loro prima esperienza di volontariato che «si appassionano tanto da rendere Solidarietà un appuntamento fisso settimanale in cui il bello è proprio ritrovarsi». Oltre ai canali social di Instagram e Facebook, il passaparola è la vera forza che permette al progetto di allargarsi tanto che, oggi, i volontari sono circa 150. Solidarietà alimentare è un progetto inclusivo, dove «non è complicato partecipare perché bastano un paio di scarpe antinfortunistiche, una pettorina, dei guanti e la voglia di dare una mano il venerdì mattina, per vivere il servizio e la comunità insieme».

Per chi volesse sostenere il progetto di Solidarietà alimentare trovate qui le informazioni.

Marta Schiavone

© Credit immagini: Courtesy Solidarietà alimentare

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