Waad Al-Kateab è una giornalista, attivista e regista siriana che documenta, dal 2011 al 2016, la rivolta di Aleppo contro il regime di Assad. Mentre il conflitto siriano si inasprisce, Waad si sposa e dà alla luce la piccola Sama per la quale decide di girare un documentario per spiegarle la guerra nel loro paese e i motivi della scelta di restare, al costo di mettere in pericolo le loro vite. Ora Al Kateab sta sfruttando il successo del film, vincitore di numerosi premi e candidato agli Oscar, per aumentare la consapevolezza dell’attuale situazione in Siria.
Mentre ha cominciato a realizzare queste riprese, Waad non immaginava neanche che sarebbe riuscita a sopravvivere, tanto meno a fare un film. L’idea è arrivata una volta lasciata Aleppo.
Era mossa da una forte volontà di fare qualcosa per aiutare il suo paese senza rendersi conto dell’importanza che avrebbe avuto il materiale di documentazione girato in quegli anni.
La prima immagine cinematografica del film: un primo piano della figlia. Con lei e per lei nasce For Sama.
Waad è andata a studiare ad Aleppo all’età di diciotto anni e, come documenta nel suo film, è lì che, all’inizio di una rivoluzione pacifica, studenti universitari come lei stavano combattendo per chiedere la fine del regime di Assad. Il suo cognome è uno pseudonimo che usa per proteggere la sua famiglia.
«Il fatto di essere una donna – racconta Waad – ha contribuito a portare una luce diversa sulla realtà di quella situazione. Ricordo che quando c’è stata la prima riunione di tutti gli attivisti, giornalisti e cittadini, in quell’ambiente, io ero l’unica donna con una videocamera in mano. Con il tempo mi sono resa conto che invece è una realtà estremamente diffusa in tantissimi altri paesi, anche in quelli industrializzati.»


Attraverso il suo film Waad ha cercato di esprimere, da un punto di vista emotivo e sentimentale, quella che era la loro situazione. Il suo modo gentile di raccontare storie e parlare ai bambini, così come agli adulti, fornisce un netto contrasto con gli orrori e le brutalità delle violazioni dei diritti umani che documenta nel corso del film. I sorrisi gioiosi di Sama sono intercalati dal caos e dal panico della guerra.
«La videocamera mi ha dato la forza per fare qualcosa per quella situazione e superare quei momenti incredibili.»
Filmare è per Waad una necessità per comprendere ciò che vive, per farlo capire un giorno a sua figlia e per parlare al mondo. Lo sguardo di una giovane donna che non si pone limiti, cerca di catturare tutto: dalle atrocità ai fugaci momenti di serenità.
Aleppo è un labirinto di macerie, in cui nonostante tutto nuove vite fioriscono. In cui a un dolce canto materno seguono i rumori dei bombardamenti.


«Per molti anni – dichiara Waad – ho sentito che la mia voce non veniva ascoltata in nessun luogo e la mia vita ruotava su quello che accadeva alla mia città. Non mi rendevo conto dell’importanza di quello che potevo fare semplicemente con il gesto di prendere in mano una videocamera e di cominciare a girare. La voce non verrà mai ascoltata se non si trova il modo per riuscire a farsi ascoltare. L’importante è non arrendersi mai fino a quando la vostra voce non verrà ascoltata.»
Il documentario For Sama ha avuto grande successo in tutto il mondo. Waad Al-Kateab è diventata un simbolo di riscatto e d’ispirazione per molte donne che si trovano nella sua stessa situazione, ma ha voluto fare di più. Nasce così Action For Sama, una campagna per trasformare l’incredibile reazione al suo film in un’azione positiva per le persone che vivono nelle zone controllate dall’opposizione della Siria.
Il film si apre con la nascita di Sama e si chiude con la nascita di Taima, sua sorella, concepita in tempo di guerra. Una spirale apparentemente infinita di distruzione si ritrova così suggellata dal dischiudersi al mondo di nuove vite.
Elisa Lacicerchia
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