L’azienda No War Factory nasce nel 2019 grazie a Massimo e Serena e il loro socio Riccardo, che collaborano direttamente con gli artigiani Laotiani e l’orafa artigiana Francesca Barbarani. L’obiettivo di questa società è la produzione e la vendita di gioielli realizzati con il metallo provenienti da ordigni bellici. Di fatto, trasformano bombe in gioielli!
Ho chiamato Massimo per farmi raccontare meglio la loro storia.

Come nasce l’idea?
Massimo e sua moglie erano soliti partecipare a progetti umanitari in Cambogia con ‘Una Goccia per il mondo’, un’associazione di Rimini, quando hanno scoperto l’esistenza di un progetto canadese, Adopt a village in Laos. Questa associazione sviluppa progetti umanitari nei villaggi rurali del Laos e la loro principale attività è la produzione di filtri per rendere l’acqua potabile.
Entrata a far parte di questa nuova community, la coppia non ha solo imparato a conoscere la popolazione locale, ma anche i loro costumi e le problematiche che si trovano ad affrontare. In particolare, nella ‘Piana delle Giare’, la zona che durante la ‘guerra segreta’ degli U.S.A è stata la più bombardata, ancora oggi le bombe nascoste nel terreno uccidono e feriscono adulti e bambini. Massimo mi racconta che in media ogni sei metri c’è almeno una bomba inesplosa e che a scuola ai bambini insegnano a non giocare con gli ordigni che trovano in giro. È in questa zona che, come spiegano sul loro sito, l’azienda No War Factory concentra principalmente le proprie attività.



La popolazione dei villaggi è riuscita a trovare un modo creativo per trasformare un oggetto di distruzione e portatore di orrori in qualcosa di utile e bello. Infatti, riciclando l’alluminio degli scarti degli ordigni bellici è possibile ricavare sia utensili di tipo comune sia bracciali e orecchini.
Come raccolgono questi scarti?
Grazie all’enorme lavoro dell’associazione di sminamento MAG (Mine Advisory Group) e UXO LAO, un’altra organizzazione locale, è possibile sminare i territori e salvare la vita di molti, oltre che recuperare il materiale metallico. Il 10% del ricavato di No War Factory viene donato a MAG e Adopt a Village in Laos.
Progetti per il futuro?
«Stiamo iniziando una collaborazione con l’associazione di Bergamo Give me a hand, che si occupa di produrre delle protesi per i bambini Vietnamiti. L’obiettivo del nuovo progetto è stampare con la stampante 3D i filtri per l’acqua per le popolazioni laotiane».



Messaggio positivo?
Oltre al messaggio diretto che trasmette il nome dell’azienda e i suoi prodotti, ovvero di trasformare ciò che porta terrore e morte in qualcosa che trasmette felicità, Massimo aggiunge «Quello che si cerca di fare è tenere in vita questo circolo virtuoso, cioè avere un’attività che dia lavoro alle popolazioni dall’altra parte del mondo facendo del bene. Il messaggio è che questo comportamento è replicabile e tutte le aziende dovrebbero trarne esempio».
«Non siamo un’associazione, ma siamo un’azienda che lavora rispettando dei valori che ci siamo dati, ovvero la solidarietà e l’aiuto alla popolazione laotiana».
Maddalena Fabbi
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