Cile, il sì al referendum per la nuova Costituzione: ‘Apruebo!’

Il 25 ottobre i Cileni hanno votato a favore della cancellazione dell’attuale Costituzione, in vigore dal 1980 durante la dittatura militare di Pinochet. Il 78% dei votanti al referendum ha detto sì a una nuova Costituzione, con la più alta partecipazione al voto dal 1989, anno in cui il Cile ha fatto ritorno alla democrazia. La Costituzione era ormai divenuta simbolo della paralisi del sistema economico e sociale della nazione. 

La potente richiesta di cambiamento risale all’ottobre del 2019: la prima protesta era nata per l’aumento del prezzo dei biglietti dei trasporti, per poi diventare una contestazione generale contro le profonde disuguaglianze sociali e contro la gestione politica, guidata dal conservatore Piñera. Le manifestazioni sono state definite ‘Estadillo social’, scoppio sociale, come una pentola a pressione che esplode dopo un susseguirsi di sibili. Vi hanno preso parte non solo giovani ma anche famiglie, pensionati, lavoratori. Il collettivo femminista Las Tesis ha svolto un ruolo fondamentale, soprattutto con il flashmob ‘Un violador en tu camino’, che in poche settimane ha fatto il giro del mondo, arrivando anche in Italia.

Grazie al referendum i Cileni hanno scelto di scrivere una nuova Costituzione e hanno deciso che l’assemblea costituente sarà composta da 155 membri eletti, escludendo la possibilità di un organo composto per metà da membri eletti direttamente e per metà dagli attuali parlamentari. È garantita la parità di genere e questo renderà il Cile il primo paese al mondo con una costituzione paritaria. Le proposte dell’assemblea saranno poste a referendum a inizio 2022. Tra le questioni più calde ci sono la riforma del sistema privato dell’assistenza sanitaria, dell’istruzione e delle pensioni, la revisione dei contratti collettivi di lavoro e il riconoscimento della popolazione indigena dei Mapuche.

Molti hanno definito le proteste cilene e la loro vittoria come sintomo dell’inadeguatezza del neoliberismo per far fronte alle diseguaglianze sociali. Il paese era conosciuto come ‘l’oasi benestante del Sud America’, tuttavia si ignorava che in questi quarant’anni la costante crescita frutto degli sforzi del popolo cileno non si è mai tradotta in politiche redistributive per ridurre le ingiustizie sociali. Ora il Cile ha dimostrato che esiste un momento in cui la società civile, conquistate le piazze, può passare a un progetto politico concreto, un effettivo cambiamento.

Maddalena Fabbi e Marta Schiavone

English text

On 25 October Chilean citizens voted in favour of the cancellation of the current Constitution. This constitution was written during the military dictatorship of Augusto Pinochet in 1980. 78% of the voters in the referendum voted yes to a new Constitution, with the highest voter participation rates since 1989, the year in which Chile returned to democracy. The Constitution had become a symbol of the paralysis of the nation’s economic and social systems.

The request for change dates back to October 2019, which saw the first protest against the increase in the price of transport tickets, this evolved into a general protest against deep social inequalities and against political management, led by the conservative Sebastián Piñera. The demonstrations have been defined ‘Estadillo social’, a social outbreak, like a pressure cooker that explodes after a succession of hisses. Not only young people took part but also families, retired citizens, workers, etc. The feminist collective Las Tesis played a fundamental role, especially with the flash mob ‘Un violador en tu camino’, which within a few weeks spread around the world, also arriving in Italy.

Thanks to the referendum, the Chileans have chosen to write a new Constitution and have decided that the constituent assembly will be composed of 155 elected members, excluding the possibility of a body made up half of directly elected members and half of the current parliamentarians. Gender equality is guaranteed and this will make Chile the first country in the world with an equal constitution. The assembly’s proposals will be put to a referendum at the beginning of 2022. Among the hottest issues are the reform of the private system of health care, education and pensions, the revision of collective labour agreements and the recognition of the indigenous population of the Mapuche.

Many have described the Chilean protests and their victory as a symptom of the inadequacy of neoliberalism to address social inequalities. The country was known as ‘the wealthy oasis of South America‘, however it was ignored that in these forty years the constant growth resulting from the efforts of the Chilean people has never translated into redistributive policies to reduce social injustices. Now Chile has shown that there is a moment in which civil society, having conquered the streets, can move on to a concrete political project – and create an effective change.

Credit immagini: link + link

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