Prima di sapere che cosa sia veramente la gentilezza
devi perdere delle cose,
devi sentire il futuro dissolversi in un momento
come il sale in un brodo leggero.
Ciò che tenevi nella mano,
quello che avevi contato e conservato con tanta cura,
tutto questo deve andarsene così saprai
quanto possa essere desolato il paesaggio
fra le regioni della gentilezza.
Come tu vai avanti a viaggiare,
pensando che l’autobus non si fermerà mai,
così i passeggeri che mangiano pollo e mais,
continueranno a guardar fuori dai finestrini per sempre.
Prima di imparare la dolce gravità della gentilezza,
devi viaggiare fin dove l’Indiano, nel suo poncho bianco,
giace morto sul ciglio della strada.
Devi capire che potresti essere tu quell’uomo
e che anche lui era qualcuno
che viaggiava nella notte con dei progetti
e con il semplice respiro che lo teneva in vita.
Prima che tu riconosca la gentilezza come la tua cosa più profonda,
devi riconoscere il dolore come l’altra cosa più profonda.
Devi svegliarti con il dolore.
Devi parlare al dolore finché la tua voce
non avrà afferrato il filo di tutte le sofferenze
e avrai dunque visto l’intero tessuto.
Allora sarà solo la gentilezza ad avere senso,
solo la gentilezza che ti allaccia le scarpe
e che ti fa uscire incontro al giorno
ad imbucare lettere o comprare il pane,
solo la gentilezza che alza la testa
in mezzo alla folla del mondo per dire
è me che hai continuato a cercato,
e che poi ti accompagna ovunque
come un ombra o un amico.
Naomi Shihab Nye
COMMENTO di Marta Federico
Il 13 novembre si celebra la Giornata mondiale della gentilezza, nata dal Japan Small Kindness Movement, fondato a Tokyo nel 1988, stesso luogo dove due anni prima si formò un gruppo di organizzazioni riunito nel World Kindness Movement, Movimento Mondiale per la Gentilezza, diffondendosi poi in tutto il mondo.
Il vocabolo Gentile è sinonimo di modi amabili e garbati, che rivelano educazione e cortesia. Denota chi è capace di sentimenti nobili ed elevati, rivolti alla benevolenza e alla magnanimità. Si tratta di virtù riscontrate e spiegate nella poesia del poeta Naomi Shihab Nye:
«Prima di sapere che cosa sia veramente la gentilezza
devi perdere delle cose
Devi sentire il futuro dissolversi in un momento
come il sale in un brodo leggero.
Ciò che tenevi nella mano,
quello che avevi contato e conservato con tanta cura,
tutto questo deve andarsene
così saprai quanto possa essere desolato il paesaggio fra le regioni della gentilezza»
Per compiere atti di gentilezza è necessario imparare a perdere qualcosa o lasciare andare qualcuno. Bisogna affrontare la perdita di certezze, uscire da una zona di sicurezza e stabilità, in modo da capirne il vero significato, percepirlo attraverso esperienze personali.
«Prima di imparare la dolce gravità della gentilezza
devi viaggiare fin dove l’indiano, nel suo poncho bianco, giace morto sul ciglio della strada.
Devi capire che potresti essere tu quell’uomo»

Parole che possiamo riassumere tramite la regola d’oro ‘Tratta gli altri come vorresti essere trattato tu, cioè con rispetto e amore’. Bisogna uscire dalla bolla d’arroganza che a volte ci opprime, capire che dopotutto, con le parole di Ferzan Ozpetek, «Tutti quelli che incontri combattono una battaglia di cui tu non sai nulla. Sii gentile. Sempre».
«Prima che tu riconosca la gentilezza come l’altra cosa più profonda
Devi riconoscere il dolore come l’altra cosa più profonda»
Una verità amara, ma per conoscere realmente una sensazione che possa riempire il cuore di gioia e far ballare il corpo, è necessario conoscerne l’opposto: conoscere questa condizione del dolore ci permette di non proiettarla su altre persone.
«Allora sarà solo la gentilezza ad avere senso…
…e che poi ti accompagna ovunque come un’ombra o un amico»
Una persona gentile è in armonia con sé stessa e con il mondo che la circonda, non costruisce muri, ma ponti, in modo tale da non porre barriere, citando Ralph Waldo Emerson è «qualcuno che apre le porte a coloro che vengono dopo di te, senza rendere l’universo un vicolo cieco».