Le Fragole di Sofia

Le fragole di Sofia è un progetto che nasce a Crispino, in provincia di Rovigo, grazie a Sofia Michieli e alla sua famiglia. Avendo già da tempo un’azienda agricola specializzata in un tipo di coltivazione estensiva cerealicola e nel settore dell’allevamento, hanno deciso nel 2018 di ampliare il loro progetto: creare una serra con coltivazione intensiva. «Ci siamo trovati una sera a chiacchierare, volevamo ampliare la nostra coltivazione. Tra tutti abbiamo pensato a una serra e ci è venuta in mente la fragola perché si presta perfettamente a questo nuovo tipo di coltivazione».

Come funziona questa tecnica di coltivazione Up and Down?

«Questo sistema consiste in un tipo di coltivazione in serra su fuori suolo, che permette di evitare la stanchezza del terreno. Prevede che la coltivazione non avvenga a distanze tradizionali, bensì a distanze dimezzate della coltura. Si utilizzano canaline distanti circa 50 cm l’una dall’altra, che permettono di raddoppiare la produzione, quindi il numero di piante per unità di superficie. In questo modo l’intensificazione della coltura non si va a scontrare con l’utilizzo del suolo».

Queste canaline stanno al pari durante le operazioni colturali e si distanziano in altezza, muovendosi una sì e una no, in direzione opposta, in modo da suddividere il piano di lavorazione in due piani.

È una tecnica innovativa anche dal punto di vista della sostenibilità e della lavorazione.
Gli operatori possono lavorare in piedi, dunque anche la qualità della manodopera sarà migliore. Le serre sono alte, quella di Sofia è di circa 6 metri in altezza per 6000 metri quadrati di estensione, suddivisa in una zona di coltivazione con questo sistema di canaline e in una zona di lavorazione del prodotto.
È sostenibile, invece, perché oltre alla gestione della fertirrigazione, è importante la gestione del microclima e dell’ambiente, quindi l’utilizzo di insetti utili, impollinatori, all’interno della serra. «È possibile prevedere eventualmente l’inserimento di reti che limitino l’entrata di insetti patogeni per ridurre i trattamenti, mantenendo così la coltura più sana possibile».

E le fragole brutte?

Anche da questo punto di vista questa start up è attenta. Le fragole che vengono scartate perché non esteticamente vendibili, vengono riutilizzate per produrre confetture e succhi di frutta che non contengono conservanti. 

Per ora questa azienda riesce a dividere in lavoro in due grandi raccolte: una da aprile a luglio e una da settembre a dicembre, ma volendo questa tecnica permetterebbe di coltivare 365 giorni l’anno.

In conclusione Sofia spiega come l’agricoltura segua i prezzi di mercato, che ormai tendono a valorizzare la quantità piuttosto che la qualità.«Se unissimo l’innovazione alla biologia, otterremmo un prodotto biotecnologico che sarebbe un connubio di aspetti positivi, migliorando le produzioni da un lato e mantenendo la qualità del prodotto dall’altro».

Adele De Pasquale

© Credit immagini: Courtesy Sofia Michieli

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