Andare in scena al tempo del COVID-19

Il teatro, come altri settori, ha dovuto cancellare e fermare le proprie attività a causa del distanziamento di sicurezza per evitare affollamenti. Mentre le sale teatrali erano vuote e ferme, gli artisti non lo erano. Il teatro e la recitazione sono modi per esprimere passione, trasmettere messaggi e diffondere la propria arte, gli artisti hanno dimostrato, in questi tempi difficili, di saper andare oltre il classico spazio che il teatro offre. Oggi vi portiamo due esempi tra i tanti che stanno prendendo forma. 

Here We Go Festival, New York, organizzazione teatrale di cui abbiamo parlato recentemente, è una casa di produzione nota per presentare spettacoli interattivi in location non convenzionali. Il direttore artistico, Federica Borlenghi, abituata a pensare ‘al di fuori della scatola’ ha deciso di utilizzare il distanziamento sociale in maniera creativa. Here We Go ha quindi lanciato il suo primo Festival delle 24 ore, dove vengono selezionati uno stesso numero di registi, scrittori e una ventina di attori, raggruppati casualmente. Agli scrittori vengono date 12 ore per scrivere degli atti unici per il proprio gruppo, a cui verrà dato il tempo rimanente per metterli in scena. 

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Borlenghi ha provveduto ad aggiungere un twist al festival; gli scrittori hanno solo una regola da rispettare: le storie devono essere specificatamente ambientate su Zoom, la piattaforma in cui vengono presentate al pubblico. Le storie scritte nella prima edizione hanno incluso appuntamenti al buio virtuali, riunioni di famiglia, conferenze di lavoro online e molto altro. Grazie a questa scelta innovativa, il festival ha riscosso talmente tanto successo che è diventata un’iniziativa mensile

Here We Go è ora in cerca di nuovi partecipanti per l’iterazione che avverrà tra l’11 e il 12 luglio, a un orario europeo per poter coinvolgere artisti provenienti da qualunque paese Europeo.

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Un’altra iniziativa viene dal Piccolo di Milano, che ha deciso di mettere in scena 13 spettacoli per quasi 50 repliche complessive nel corso di tutta l’estate, ricercando spazi aperti e che consentano un distanziamento fisico, come nel chiostro Nina Vinchi, nel cuore del centro di Milano.

Sfortunatamente vi sono altre realtà che stanno subendo maggiormente il peso di questo arresto. Il Teatro della Contraddizione, associazione culturale nata vent’anni fa nel cuore di Porta Romana (Milano) con l’obiettivo di conferire visibilità a progetti artistici sperimentali spesso trascurati o sconosciuti nel panorama teatrale, si è trovato costretto ad avviare la sua prima raccolta fondi.

Noi del Polo Positivo riteniamo che l’arte meriti di essere protetta, per questo invitiamo i nostri lettori a sostenerlo e a riconoscere anche la cultura come bene di prima necessità per il benessere della nostra comunità.

Giovanni Manfredi & Giorgia Pellizzari

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