Breve guida all’attivismo ambientale

L’attivismo ambientale esiste già da diversi anni – i primi gruppi infatti risalgono agli Anni Settanta – eppure soltanto nell’ultimo anno e mezzo se ne è iniziato a parlare in maniera più rilevante a livello mediatico e sociale. Un certo merito è sicuramente da attribuire ad attivisti quali Greta Thunberg (ma ce ne sono anche altri), portavoce del Fridays for Future, un movimento che ha riunito nella strade centinaia di migliaia di giovani – soprattutto liceali – di tutto il mondo. Accanto ai FFF sono nati più o meno nello stesso periodo altre realtà attiviste, tra le quali spicca il gruppo londinese degli Extinction Rebellion, che ad oggi si è espanso in diversi altri paesi e che fa dell’eterogeneità e dell’inclusività il suo punto di forza.

L’obiettivo principale di questi gruppi è quello di chiedere provvedimenti seri da parte dei governi, (soprattutto per quello che riguarda i combustibili fossili) battendosi anche per la giustizia climatica. A livello di azione, sicuramente lo strumento più efficace e d’impatto è quello della manifestazione, che punta a una partecipazione diffusa dei cittadini. Il successo di una marcia avviene con il raggiungimento di una massa critica, ossia di un numero alto di partecipazione (3% dei cittadini). Più alta è la partecipazione, più forte sarà il messaggio perché comporterà una maggiore visibilità a livello mediatico e di conseguenza maggiori pressioni sulla classe dirigente. A questo si affianca inoltre il lavoro continuativo di presidi di attivisti locali che organizzano momenti di incontro e informazione, die-in, sit-in, critical mass, petizioni, lettere, etc.

È importante sottolineare come le azioni di questi gruppi siano esclusivamente non-violente e si basino sulla forma di lotta della disobbedienza civile: iniziative pacifiche ma con impatto disturbativo che possono comportare arresti e denunce per gli attivisti.

L’azione a livello locale è altrettanto importante per la sensibilizzazione dei cittadini a tematiche più vicine e quindi tangibili. A Torino ad esempio si è svolto un sit-in della durata di una settimana di fronte al palazzo della Regione, che ha consistito in una meditazione di un’ora giornaliera rispetto al problema dell’inquinamento atmosferico dell’intera zona metropolitana.

Oggi le fasce più attive e sensibili alla tematica sono soprattutto quelle più giovani, che tuttavia faticano ad avere credibilità e a creare un dialogo con le generazioni precedenti. In particolare, le manifestazioni studentesche incontrano ancora molta difficoltà di accettazione, a causa della giovane età dei partecipanti: per questo motivo è molto importante che i movimenti ambientalisti siano eterogenei, affinché abbiano un’eco maggiore nella società di oggi e di domani.

Elena e Ludovica Galleani d’Agliano

© Credit immagini: courtesy Ludovica Galleani d’Agliano & Alessio Lagonigro + link