Parliamo di vuoto a rendere

Come alcuni si ricorderanno, nell’Italia degli Anni Sessanta riportare al lattaio i contenitori di vetro era una pratica normale (e conveniente). Con l’avvento del boom economico e con l’affermarsi di un dominante modello capitalista globalizzato questa abitudine si è persa, rimpiazzata da un’incessante sovrapproduzione di imballaggi usa-e-getta. Arrecando un impatto ambientale enorme: basti pensare che circa un quarto dei rifiuti prodotti annualmente finisce negli oceani, mentre il resto viene bruciato, interrato o accumulato nelle discariche. 

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Le alternative al sistema ci sono, come modelli di spesa alternativa, ma non sono alla portata economica di tutti. Per un cambiamento significativo, è necessario infatti agire a livelli più alti, coinvolgendo grandi aziende e ponendo obblighi a livello legislativo. In Germania ad esempio funziona già da diversi anni un sistema di recupero delle bottiglie di vetro e plastica all’interno dei supermercati. Al momento dell’acquisto si paga una cauzione (il pfand) che viene restituito al momento del ritiro. 

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All’inizio di quest’anno invece, è stata lanciata Loop, una piattaforma operativa negli USA, Francia, e Regno Unito che in collaborazione con grandi marchi, promuove il ritiro di packaging a domicilio, che vengono lavati e riutilizzati dalle aziende

La sostenibilità è principale oggetto di interesse in molte scuole di design, dove gli studenti vengono incoraggiati a progettare il ciclo di vita di un prodotto e dei suoi imballaggi, in modo che possano avere una seconda vita a fine utilizzo. A Torino, il 26 Ottobre si è svolto un climathon (una ‘maratona mondiale di idee sul clima’) che ha visto come progetto vincente Spazzaturet, ossia un cassonetto smart che attraverso un sistema di differenziata ‘guidata’ potrebbe risolvere il problema dei rifiuti causati dalla movida, anche grazie a una serie di incentivi e sconti da utilizzare nei locali aderenti all’iniziativa.

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Queste realtà si inseriscono all’interno della cosiddetta economia circolare, ossia un modello economico che si rigenera da solo. L’idea alla base è quella di immettere i materiali all’interno di un ciclo, che li tiene in circolo il più a lungo possibile. L’obiettivo è rendere questi cicli più efficienti possibile, riducendo il numero di passaggi e conseguentemente l’impiego di energia, trasporti e risorse.

Elena Galleani d’Agliano

© Credit immagini: courtesy Peter Bond & Mateo Abrahan + link + link

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