Dopo Camden Town e Hoxton Street di Londra, sono i quartieri di Genova a dipingersi di mulares!
I muri dei quartieri periferici e le zone più grigie della città si colorano di street art e di artisti pronti a mettersi in gioco. È da qualche anno infatti che a Genova la street art si fa portatrice del concetto di rigenerazione urbana per contribuire a rendere la città più vivace agli occhi di chi la guarda. Tanti i laboratori d’arte a cielo aperto che quest’anno faranno i conti con l’arte dello street artist Banksy, in mostra da novembre a Palazzo Ducale. La maggior parte dei laboratori sono organizzati dall’associazione Linkinart, che utilizza l’arte come metodologia di ricerca per creare sinergie nuove tra uomo e spazio urbano.
«Linkinart nasce da un gruppo di giovani architetti e curatori interessati alle trasformazioni urbane nelle aree residuali della città, dove lo spazio pubblico è sempre stato al centro della ricerca, insieme allo studio di processi di riqualificazione alternativi.» Inizia così il suo racconto Emanuela Caronti, curatrice urbana di Linkinart e nostra portavoce della street art genovese
Marta Colangelo: Fino ad oggi quali aree hanno ospitato i laboratori di street art? Come funzionano?
Emanuela Caronti:«La street art porta colore e discussioni intorno ad essa. È una scusa per scendere in strada e conoscere i vicini, sorridere davanti a un disegno e fortificare il senso di appartenenza a luoghi che sono spesso etichettati con accezioni solo negative. Inizialmente per i nostri progetti abbiamo considerato il centro storico e le sue saracinesche. Poi siamo passati ai piloni della Sopraelevata e ai quartieri più periferici: Prà e Certosa nel Ponente, Quarto a Levante. Alcuni di questi laboratori sono stati possibili grazie a finanziamenti derivanti da bandi pubblici e da campagne di crowdfunding e sponsorizzazioni private.»
MC: Cosa vi aspettate dall’arrivo della mostra dello street artist Banksy a Palazzo Ducale?
«Partecipazione. La street art, lo dice il nome stesso, è ‘street’. Passeggiare a Bristol e sorprendersi davanti a un’opera di Banksy genera un altro tipo di emozione rispetto all’esposizione. Da un altro punto di vista, invece, se questa mostra servirà a portare giovani in uno spazio dedicato all’arte o ad avvicinare persone qualsiasi al mondo della street art, è un’ottima cosa!»
MC: Riscontri positivi che ci tieni a segnalare? Quali sono le reazioni di turisti e cittadini?
«La cosa più bella che è successa a seguito del progetto ‘On the Wall’ è stata vedere i giovani attivarsi in piccoli interventi murali: vivere a stretto contatto con gli artisti per 30 giorni ha dato loro l’occasione di diventare protagonisti e promotori della rigenerazione del loro quartiere. Esiste una forma di turismo legata alla street art nelle diverse capitali europee. Genova inizia ora a farsi notare e il riscontro è molto positivo: turisti e locali sono curiosi e ci chiedono street art tour dedicati. Questo è un interessante modo di scoprire le città fuori dai tradizionali circuiti. Poi ci sono voci fuori dal coro, che ci aiutano a instaurare discussioni stimolanti che confermano il fatto che per trasformare davvero gli spazi, i processi devono essere lenti e condivisi.»
Marta Colangelo
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