«Ognuno ha la stessa umanità, nonostante le diverse esperienze ci portino a pensare in un modo o in un altro», così il regista Enzo Musumeci Greco in un’intervista racconta The Colorist, un corto di sei minuti non ancora realizzato che ha ideato insieme ad altri tre ragazzi romani: Giacomo Coen Tirelli, Michele Mazzetti di Pietralata e Luca Barrile. Il film racconta la storia di Giacomo, un uomo che vive in un mondo in bianco e nero ma possiede il superpotere di dare colore agli oggetti.
Il regista è Enzo, ventotto anni e nipote del famoso schermitore e maestro d’armi del cinema, da cui ha preso il nome. Lui, come suo nonno, ha la passione per la settima arte e vanta collaborazioni con Sorrentino, Fukunaga, regista di True Detective e del prossimo Bond 25, e Contarello, sceneggiatore di La Grande Bellezza. Lo abbiamo incontrato e ci ha raccontato tutto.
Com’è nata la collaborazione tra voi 4 ragazzi romani?
«Giacomo Coen, l’attore protagonista, mi ha proposto di fare un corto basato sul libro di Alessandro Costa Le diverse, che racconta storie di donne conosciute dall’autore in diverse parti del mondo. Il progetto mi ha affascinato sin da subito. Partendo dalle tematiche del libro, abbiamo iniziato a scrivere qualche storia. Giacomo ha proposto l’immagine di un bambino entusiasta davanti ad una sfera blu. Voleva rappresentare l’entusiasmo di una scoperta. Per il contesto abbiamo pensato ad una dittatura a Roma nel 2051 che vieta ogni colore e qualsiasi divertimento.»
Riferimenti orwelliani?
«Certo, 1984 è la nostra prima ispirazione. Giacomo, il protagonista, è il nostro Winston. Anziché morire però il nostro eroe riuscirà nel suo intento. Un altro riferimento importante è stato il corto Paperman della Pixar.»
Simbolicamente i colori cosa rappresentano?
«La propria umanità. Nel corto faremo vedere bambini che non giocano, le altalene vuote, i parco giochi senza nessuno. Una bambina, la vicina di casa di Giacomo, si incuriosisce, entra in casa e scopre il mondo di colori. Avverrà un passaggio di testimone da Giacomo alla bambina che diventerà il futuro The Colorist.»
La frase che citate: «Ma se siamo così diversi, perché i nostri sentimenti, le nostre parole, le nostre famiglie si assomigliano tanto?» a cosa si riferisce?
«Ognuno ha la stessa umanità dentro di sé nonostante le diverse esperienze ci portino a pensarla in un altro modo, a comportarci in una maniera invece che un’altra. Siamo tutti diversi per le nostre esperienze ma se ci fermiamo un attimo siamo tutti uguali. I sentimenti sono sempre quelli, l’umanità è sempre quella e soprattutto l’amore è sempre quello.»
Ma la mia gioia non è come la tua gioia.
«Ma le emozioni primarie sono sempre quelle».
Sono questi i colori?
«I colori sono il potersi esprimere liberamente».
Come possiamo sostenere il vostro progetto?
«Tramite la piattaforma Produzioni dal Basso con una donazione ma, soprattutto, attraverso il passaparola. Noi crediamo in questo progetto. Ci rendiamo conto che l’attenzione è calata. Ad esempio, quando un video supera i trenta secondi le persone si sfregano le mani e si agitano incapaci di godersi ciò che hanno. Sicuramente vogliamo far riflettere».
Camilla C.
© Credit immagini: courtesy Enzo Musumeci Greco