Un’opera metaforica, animata a mano con carboncini e acquerelli che racconta l’incontro-scontro ineluttabile tra uomo e natura e l’impossibilità di rinunciare all’altro, come elemento necessario alle nostre vite. Avvicinandosi, quasi sfiorandola, all’idea di natura di Rousseau, il film evoca ricordi lontani di un tempo in cui uomo e natura erano animati da reciproco rispetto e riconoscimento. Un miracolo di poesia, prodotto dal rinomato Studio Ghibli e candidato al premio Oscar come Miglior Film di Animazione nel 2017, La Tartaruga Rossa ci fa naufragare insieme a lei in un oceano di meraviglia.
A inondare lo schermo sono le altissime onde di una violenta tempesta tropicale, che sferzano lontano un povero sventurato naufrago. Giunto sulle rive di un’isola, stremato, insabbiato e spaventato, tra piccole creature marine che lo scrutano incuriosite, l’uomo dovrà provvedere alla propria sopravvivenza. Inevitabilmente il primo istinto sarà quello della fuga, l’utopica ricerca di un altrove migliore, di un destino altro.
Il mare, al contempo morte e speranza, conflitto e conforto, davanti a lui.
Dopo svariati sforzi intrapresi per costruire una piccola zattera, tutti falliti, l’uomo inizia a rendersi conto della presenza di una forza misteriosa in grado di sabotare tutti i suoi tentativi di fuga. Un’insolita creatura si frappone tra l’uomo, solo e naufrago, e il mare: una tartaruga rossa.
Così Michaël Dudok de Wit vuole raccontare una storia di ritrovato amore e di fusione tra uomo e natura, rappresentando la presenza umana non come accessoria alla natura, ma come complementare a essa. E lo fa in silenzio, lasciando parlare movimenti, colori, gesti e sguardi.
L’essere umano passa attraverso la natura, fondendosi con essa, esplorandone le varie sfaccettature e rispettandola, grazie alla tartaruga che, metaforicamente, rappresenta la circostanza dell’incontro, l’impegno del restare. Così tutto il film assume la forma di una grande metafora dell’esistenza, contrassegnata da ostacoli, scoperte, pace, incanto, famiglia, solitudini e morte. Un rispecchiamento reciproco, romantico e poetico.
Una meraviglia, un incredibile dono di bellezza, poesia e arte.
Consigliatissimo!
Sara Pacella