Quando si riprende a fare qualcosa dopo tanto tempo è rassicurante cercare un contatto con il passato.
A settembre, al ritorno in classe si cerca l’aula dell’anno prima. Non a caso l’esigenza svanisce quando le vacanze si riducono e, dopo qualche anno, diventano ferie.
Quando si torna a scrivere si riparte da cose già pubblicate, storie già raccontate. Come per prendere lo slancio…che non può che essere verso il futuro.
Con CPR14 i Gazebo penguins, di cui – non a caso – abbiamo già scritto in passato, parlano del tempo.
Come per Nebbia, c’è la batteria che ti entra in testa. Subito. Sembra poter dare ai pensieri un ritmo regolare.
“Sapevo che il tempo man mano rallenta in base a quanto la gravità aumenta”.
Inevitabile sforzarsi di capire che significa.
La gravità non è una forza che agisce a distanza, ma uno degli effetti della geometria dello spazio-tempo.
Ancora più semplice? Lo scorrere del tempo varia a seconda del punto in cui sei.
Senza scomodare Interstellar, i Gazebo immaginano di scavare un tunnel al centro della Terra, per avvicinarsi al punto – nel mondo – in cui il tempo scorre più lentamente.
Vorrebbero fermare il tempo o almeno rallentarlo.
Ognuno ha il suo modo di guadagnare qualche istante in più.
Consapevolmente o meno. Alcuni indirettamente, altri per necessità.
Per alcuni è la ricerca di quei momenti che portano al cambiamento.
…un bacio, un salto, un do minore, cambiare colore…”
Rischiare. Buttarsi, con il passato a dare lo slancio.
Che significa allora trovare “un modo per staccare il passato dal presente”?
Mi piace pensare che i Gazebo stiano parlando di quei rari momenti in cui, lucidamente, assaporiamo il presente. Non il passato con nostalgia, né tanto meno l’attesa con impazienza. L’ora e adesso. La capacità di cogliere in quel momento, le parole, il contesto o tutto il resto.
Il tempo produce calore.
Stefano Cavassa