Parlami di me: tre podcast sulla salute

Da alcuni anni è molto comune vedere sui muri delle nostre città adesivi colorati con poche parole semplici: come stai? Sto in ansia.

L’obiettivo dell’iniziativa è creare un dialogo sulla salute mentale, che per troppo tempo è stata stigmatizzata. 

Da questo momento, nel dialogo pubblico, la salute ha assunto dei caratteri di complessità, più aderenti al diverso di ognuno di affrontare la salute personale.

Per continuare a parlarne, anche oltre la giornata internazionale della salute che ricorre il 7 aprile, vi proponiamo l’ascolto di tre nuovi podcast.

“I Funamboli”, con il diabete alla ricerca costante di equilibrio

Le due conduttrici tornano scegliendo un tema per ogni episodio – un aspetto della patologia – e dialogano con un’ospite specialista e con gli stessi funamboli: chi è dispostə a condividere la propria storia.

Rispetto alla prima stagione, sembra mettere a margine l’aspetto più “clinico”, per far luce su ciò che riguarda i fattori sociali, le fasi della vita o della quotidianità che, in presenza di una patologia, possono costituire un elemento di disagio. 

Un esempio è l’episodio due: Quando il tuo corpo è un nemico: diabete e DCA, dove si parla proprio del paziente diabeticə che soffre di bulimia. Come raccontano le conduttrici e le ospiti, i comportamenti più comuni sono: evitare di fare l’insulina-salvavita, mentire, astenersi dai controlli periodici, adottare strategie per non introdurre nutrienti dal cibo e tendere a una magrezza morbosa. Non esiste una causa singola, ma esistono fattori psicologici legati ad altri sociali e culturali, come ad esempio la ricerca della perfezione in una società che lo richiede. Lə paziente diabeticə che non accetta il proprio corpo o la propria condizione, subisce il giudizio delle persone attorno e così “cerca un posto nel mondo e non lo si trova”. La bulimia è un disturbo del comportamento alimentare sempre più diffuso a partire dagli anni Novanta e oggi ne soffrono tre milioni di persone.

Il podcast è utile per chiunque abbia voglia di informarsi e si ascolta qui.

“Tits up”, petto in fuori ragazza

Mi vengono in mente due buone ragioni per consigliare l’ascolto del podcast Tits up!, che parla di tumore al seno. La prima è un po’ egoistica: se conosci le storie, impari e sai riconoscere se dovesse capitare, quindi previeni. La seconda ragione è più di natura empatica: ascoltare le storie di chi ha ricevuto una diagnosi o ha vissuto accanto a una persona che ne ha ricevuta una è un modo per entrare in contatto con il malessere di quella persona, per poterla trattare con rispetto e cura.

Il podcast è scritto e raccontato da Samanta Chiodini in sostegno della fondazione AIRC, per la ricerca contro il cancro, ed è una raccolta di storie, vicende personali e modi diversi di avere a che fare con il tumore al seno. Le voci sono quelle di donne che hanno ricevuto la diagnosi o di persone che sono state accanto a qualcuno che non c’è più. 

Una delle storie che mi ha colpito di più è la storia di Franci, anche detta Wondy, giornalista e scrittrice. Il compagno Alessandro ricorda il modo in cui Francesca ha vissuto, attraverso le parole del suo libro e del suo blog “Le chemio avventure”. Ciò che colpisce di Wondy è il sarcasmo, ma il messaggio che vuole trasmettere è essenziale: ognuno ha il diritto di vivere il dolore come crede

Dai racconti di Alessandro emerge la visione – totalmente personale – di affrontare la malattia: chi riceve la diagnosi di un tumore non combatte e non è un guerriero, perché chi muore non perde la battaglia e non è meno forte di chi guarisce.

Si ascolta qui.

“Troppo poco”, di salute mentale e di lavoro

Il titolo del podcast “Troppo poco”, come si può intuire, allude al fatto che di salute mentale si parli troppo poco. “Se un giorno ti sentissi al limite, se ti svegliassi con l’ansia, andresti a lavorare? L’ansia dovrebbe costituire un motivo di permesso di malattia? Chiameresti il/la capo dicendo di non poter andare a lavorare perché hai l’ansia?”.

Queste domande sono esplicite o velate nel corso delle puntate del podcast, ma ci aiutano a riflettere su come percepiamo il benessere psicologico nella vita di tutti i giorni. L’ansia non è qualcosa che rimandiamo alla domenica quando siamo liberə e possiamo prenderci cura di noi stessə: l’ansia, per chi ne soffre, è una questione personale e quotidiana.

Nel corso della serie, le conduttrici affrontano questa e altre situazioni che possono influenzare la salute mentale di chi lavora.  A partire da una newsletter, il podcast raccoglie esperienze comuni su alcuni temi chiave: “chi saresti senza il tuo lavoro”, “io, la mia identità e il gruppo sociale”, le esperienze con i superiori e tra colleghi e il genere. 

Ogni episodio racconta di più punti di vista – anche opposti – senza fornire consigli, modi giusti o sbagliati di vivere il rapporto con il proprio lavoro, perché l’obiettivo è parlarne.

Dalle storie raccontate emerge una visione della società contemporanea che esige la prestanza massima da ognuno/a di noi, dove il malessere non rientra nei canoni predefiniti, seppur questo esista e ha bisogno di essere affrontato.

Si ascolta qui.

Le nostre tre proposte hanno due elementi in comune. Innanzitutto, condividono il coinvolgimento di chi vive o chi ha vissuto con un disagio e il racconto insieme a lui/lei di un punto di vista poco conosciuto. Inoltre, analizzano il malessere da un punto di vista sociale, come nel caso della convivenza con uno stigma sociale: 

l’immagine che altrə costruiscono. Questo colpisce così tutta la società e la patologia diventa sociale. Invece, la narrazione alternativa, proposta da questi tre ascolti, si focalizza sulla costruzione di una società più aderente al reale, che riconosce l’esistenza di chi vive con un malessere e dei suoi bisogni.

Francesca Cesari

©foto: link+ link+ link +link+ link +link

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